Israele, cinque donne incinte protestano (a modo loro) contro Netanyahu: «I nostri bambini meritano un futuro migliore»

Un lungo vestito ispirato a diverse culture: così l’artista Maya Ben David ha voluto dare voce a un gruppo di donne e alla loro richiesta di una vita migliore per i loro figli in un Paese i cui leader vanno a processo per corruzione

Alle prese con un’altra crisi istituzionale, l’ennesima di questi mesi in Israele – con il rischio di indire una quarta elezione – il premier Benjamin Netanyahu è anche bersaglio delle proteste. Da settimane ormai manifestazioni in tutto il Paese chiedono le dimissioni del leader del Likud che deve affrontare un processo per corruzione e frode. Ma mentre la rabbia delle strade esplode con scritte come «ministro della criminalità» o «lascia andare il mio popolo» – frase con cui Mosè si rivolse al Faraone – in una piccola zona della Galilea del Nord le proteste hanno preso la forma di pancioni di donne in gravidanza.


Le immagini – diventate subito virali – mostrano cinque donne vestite con quello che sembra un lungo kimono. Aperto però davanti per mostrare le pance con una serie di scritte diverse ma con un messaggio comune: Questi bambini non ancora nati meritano di meglio. La storia – raccontata da Haaretz – è quella di Maya Ben David, un’artista incinta all’ottavo mese – che nella foto è la prima da destra – e della voglia di un piccolo gruppo di donne di far sentire la loro voce contro la corruzione nel Paese. «Lei merita un cambiamento», «lei merita di poter immaginare», «lei merita speranza», «lei merita di sentirsi al sicuro», «lui merita una leader donna».


Per Ben Davis – in contrasto con la rabbia delle proteste – era importante che quello diffuso fosse un messaggio di amore. Era stata lei a scrivere sulla sua pancia – in un’altra protesta – «lei merita di meglio». Nel giro di qualche giorno ha deciso di approcciare altre donne per poter espandere il messaggio. Delle 25 donne con cui ha parlato, solo quattro si sono fatte avanti. Nel disegnare i vestiti – ha affermato Ben Davis – ha preso ispirazione da varie culture del mondo: «Questi vestiti coprono la maggior parte del corpo, ma allo stesso tempo espongono una parte che di solito non viene vista».

«L’idea – ha aggiunto – è che siamo tutte donne, e che non importa da quale cultura proveniamo perché ognuna di noi viene al mondo nello stesso modo. Quindi invece che nascondere questa parte del corpo, l’abbiamo esposta e le abbiamo dato il rispetto che merita».

Foto copertina: Haaretz | Yasmin Steinmetz and Hila Israeli

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