Bielorussia, Lukashenko: «Elezioni non saranno ripetute». Migliaia in piazza contro di lui. E Putin sarebbe pronto a intervenire

L’agenzia stampa bielorussa Bella ha comunicato che la Russia sarebbe pronta ad intervenire «alla prima richiesta», fornendo «assistenza totale per garantire la sicurezza della Bielorussia»

Non si fermano a Minsk, capitale delle Bielorussia, le proteste organizzate dai manifestanti anti-regime che chiedono con forza le dimissioni del presidente Lukashenko e nuove elezioni, a una settimana dalle controverse consultazioni che lo hanno confermato al potere per la sesta volta. In piazza oggi anche i sostenitori di colui che viene chiamato “l’ultimo dittatore d’Europa” e che, nonostante sia sempre più isolato in Europa e nel suo Paese, può fare affidamento sulla Russia e Vladimir Putin. Ma quest’ultima manifestazione però sembra essere stata un flop, con appena un migliaio di partecipanti.


A Minsk, arringando i suoi sostenitori, ha ribadito come il voto di una settimana fa, che lo ha eletto per la sesta volta presidente e scatenato le proteste, non sarà ripetuto. È notizia di questa mattina che, dopo la telefonata avvenuta tra i due ieri e la richiesta di aiuto da parte di Lukashenko, il presidente russo Putin avrebbe dichiarato di essere pronto a fornire «alla prima richiesta, assistenza totale per garantire la sicurezza della Bielorussia».


Lukashenko chiede aiuto a Putin e ai suoi sostenitori: «Difendete l’indipendenza del Paese»

Questo è quanto ha scritto l’agenzia stampa bielorussa Belta citata da La Repubblica, che riporta anche un comunicato del Cremlino secondo cui la Bielorussia starebbe subendo pressioni esterne. Anche la BBC attribuisce a Lukashenko di aver detto che Putin sarebbe pronto ad autorizzare un intervento militare in suo sostegno nel caso di una minaccia militare dall’estero. Andavano in questa direzione anche alcune dichiarazioni fatte da Lukashenko nei giorni scorsi il quale, in diverse occasioni, ha parlato di interferenze esterne e di una regia occulta che si celerebbe dietro la manifestazioni.

Potrebbe essere un bluff anche se, dopo che i rapporti tra i due Paesi si sono raggelati prima delle elezioni, quando 32 contractor russi sono stati arrestati a Minsk con l’accusa di voler interferire nelle elezioni, come riposta alla richiesta di aiuto, il ministero degli Interni russo ha inserito nella lista dei «ricercati interstatali» Valery Tsepkalo, ex candidato alle presidenziali in Bielorussia, e Stepan Putilo, animatore del canale Telegram Nexta, fonte di notizie indispensabile per l’opposizione bielorussa.

Oggi, in occasione del corteo che sta avendo luogo a Minsk, il presidente bielorusso ha agitato lo spettro della Nato prima di invitare i suoi connazionali a «difendere l’indipendenza del vostro Paese». «Ci vengono offerti soldati NATO: neri, con la bocca gialla e capelli bianchi», avrebbe dichiarato. «Non sarò mai d’accordo, voglio che i nostri figli e nipoti vivano nel loro stato».

La manifestazione sarebbe partita più tardi del previsto a causa del ritardo con cui i sostenitori del presidente, venuti da varie parti del paese, sono arrivati a Minsk. Secondo diverse fonti, molti sostenitori sarebbero impiegati delle compagnie statali, portati forzosamente a Minsk per partecipare al raduno.

La marcia per la libertà

Nel frattempo, dopo la repressione degli ultimi giorni, in un’altra parte della città va avanti la manifestazione organizzata dall’opposizione in Bielorussia nella speranza di radunare una folla enorme per sfidare Lukashenko in quella che è stata definita la “marcia per la libertà”. Ieri, sempre a Minsk, migliaia di persone hanno partecipato ai funerali del manifestante d’opposizione Alexander Taraikovsky, ucciso negli scontri con la polizia lunedì scorso, funerale che si è trasformato in pacifica manifestazione di protesta.

In un’intervista all’Associated Press, la compagna di Taraikovsky, Elena German, che ha potuto vedere il cadavere all’obitorio di Minsk, ha dichiarato che l’uomo sarebbe “sicuramente” stato ucciso da un proiettile sparatogli al petto, e non da un presunto ordigno che intendeva lanciare contro la polizia che gli sarebbe esploso in mano. L’ipotesi è suffragata da un video pubblicato sempre dall’Associated Press.

Video in copertina: NEXTA via Twitter @holypolitic

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