Coronavirus, negli Usa dietrofront della Fda sulla terapia con il plasma: «I dati sui benefici sono stati travisati». In Perù lockdown prorogato fino a ottobre

Sono 24,6 milioni i contagi di Coronavirus nel mondo, mentre le vittime sono salite a 835 mila, secondo l’ultimo aggiornamento della Johns Hopkins University. Guidano la classifica gli Stati Uniti, con quasi 6 milioni di casi, seguiti dal Brasile con 3,8 milioni e l’India con 3,3 milioni

USA

EPA/Stefani Reynolds | Il commissario della Fda Stephen Hahn

La terapia con il plasma per la cura del Coronavirus torna a far discutere negli Stati Uniti, dopo che la Food and Drug Administration aveva prima esaltato i benefici del metodo di cura, per poi ritrattare con dichiarazioni più caute da parte del commissario dell’agenzia, l’oncologo Stephen M. Hahn, dopo che diversi esperti avevano accusato l’agenzia di aver «travisato gravemente» i dati sui risultati della terapia. In particolare a essere messa in discussione è stata la riduzione della mortalità al 35%, dichiarata dalla Fda, ma che non ha trovato riscontri negli studi a disposizione. Due responsabili della comunicazione sono stati licenziati nel giro di pochi giorni: il primo è stato Wayne L. Pines, consulente del commissario della Fda, che aveva consigliato al dottor Hahn di scusarsi per le dichiarazioni fuorvianti sui benefici del plasma contro il Coronavirus, come riporta il New York Times. Dopo Pines, è stata licenziata la portavoce della Fda, Emily Miller, assunta appena 11 giorni fa su indicazione della Casa Bianca. La cura con il plasma per il Coronavirus era stata più volte presa in considerazione dalla Fda, che però ne ritardava l’adozione dopo che alcuni tra i maggiori esperti del Paese, tra i quali Anthony Fauci, avevano espresso preoccupazioni sulla reale efficacia della terapia. Poco prima della convention repubblicana, però, sia Donald Trump che il commissario della Fda hanno annunciato l’avvio dell’uso della terapia con il plasma negli Stati Uniti.


PERÙ

EPA/Andina | Il premier del Perù Walter Martos

Sono saliti a 28.277 i morti di Coronavirus in Perù, con i contagi arrivati a quota 629.961. Dati che hanno spinto il governo peruviano guidato dal premier Walter Martos Ruiz a prolungare lo stato di emergenza nazionale fino al 30 settembre, con diverse aree del Paese ancora isolate sotto lockdown. Secondo i numeri della Johns Hopkins University, il Perù registra uno dei tassi di mortalità più alti al mondo, con 86 vittime ogni 100 mila abitanti.


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