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Coronavirus, i numeri in chiaro. La fisica Paolotti: «Aumentano anche i casi gravi e il dato dei tamponi non è così alto da farci stare tranquilli»

17 Settembre 2020 - 21:25 Riccardo Liberatore
Più si cerca, più casi si trovano. La ricercatrice della Fondazione Isi di Torino rassicura però rispetto alla tenuta del sistema sanitario: «L'aumento nelle terapie intensive non è ancora preoccupante, l’importante è che non accelerino»

I casi di Coronavirus in Italia sembrano non voler più scendere. Stando agli ultimi dati della Protezione Civile e del ministero della Salute, con mille tamponi in più oggi rispetto a ieri, sono stati registrati circa 130 casi in più (per un totale di 1.585 da ieri). Insomma, più si cerca, più casi si trovano. Ci sono due dati di cui tenere conto. Il primo riguarda le terapie intensive: aumentano anche i casi gravi. Il secondo invece riguarda il numero di tamponi: rispetto ad altri Paesi l’Italia ne sta facendo abbastanza? Per la ricercatrice alla Fondazione Isi di Torino, Daniela Paolotti, si tratta di un tema centrale.

Possiamo parlare di trend in aumento nonostante l’aumento nei tamponi?

«È corretto, sicuramente si può senz’altro dire che nelle ultime 1-2 settimane il trend è crescente. Di certo non stiamo ancora vedendo un aumento esponenziale, come all’inizio della pandemia, ma sicuramente i numeri sono molto più alti di come erano un mese fa. Il numero di tamponi si è assestato a 90-100mila al giorno, ed effettivamente è un po’ come se il virus lo stessimo andando a cercare, tra gli asintomatici, tra le persone che sono a rischio. Però possiamo dire che nelle terapie intensive adesso siamo oltre i 200 casi mentre a inizio agosto erano molti di meno. Anche i casi gravi sono aumentati sensibilmente».

È troppo presto per valutare l’impatto della riapertura delle scuole?

«Si, ci vogliono almeno 10-15 giorni per poter valutare l’effetto delle scuole. Bisogna tener conto che man mano l’attenzione probabilmente andrà scemando se l’effetto delle riaperture non si vedrà subito, e le precauzioni messe in atto all’inizio verranno meno. Quindi è possibile che l’effetto onda ritardata potrebbe arrivare tra qualche settimana».

Secondo lei è possibile prevedere l’andamento dei contagi nelle singole regioni visto che alcune, come la Lombardia, registrano quotidianamente i numeri più alti?

«Purtroppo a questo stadio dell’epidemia fare previsioni di qualsiasi tipo è davvero difficile, anche perché dipende molto da come si evolvono i comportamenti della popolazione, anche su base locale. Inevitabilmente nelle zone più popolose e dove le persone si spostano di più, come la Lombardia, si osserveranno più casi. Ma i comportamenti sociali dei singoli e dei gruppi sono decisivi».

Citava l’aumento di casi nelle terapie intensive. Crescono più velocemente negli ultimi tempi?

«L’aumento delle terapie intensive non è ancora preoccupante, ma l’importante è che non accelerino. E che vengano protette le persone più fragili. Dobbiamo comportarci come se fosse ancora gennaio o febbraio. Anche se siamo diventati più bravi a gestire il virus negli ospedali, troppe persone si comportano come se fosse tutto finito. In questo caso andrebbe anche incoraggiato l’uso dell’app Immuni per tenere sotto controllo i contatti a rischio senza dover fare niente di attivo».

Secondo lei facciamo abbastanza tamponi? In Italia se ne fanno di meno della Francia, per esempio.

«Assolutamente, è vero che il nostro numero di tamponi non è ancora alto abbastanza da farci stare tranquilli. Siamo comunque diventati più bravi. Che il virus è circolante in modo più pervasivo in Francia lo si vede anche dal fatto che in molte città le terapie intensive sono sotto stress. Addirittura si stima che 1 tampone su 5 risulti positivo: quindi vuol dire che la circolazione del virus è veramente pervasiva e la pressione sulle terapie intensive è più alta».

C’è un numero minimo di tamponi che dovremmo fare?

«Questa è una domanda da 100 milioni! Diciamo che non c’è un numero assoluto o una ricetta magica. Quello che bisognerebbe fare – e che si sta facendo – è questo: dato un caso positivo, dovremmo tracciare tutti i suoi recenti contatti nelle ultime settimane e fare i test ai suoi contatti».

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