Coronavirus, in Inghilterra restrizioni per 12 milioni di persone. Vietati i contatti fuori dal nucleo familiare

Israele è alle prese con il secondo lockdown. Mentre nel Regno Unito Boris Johnson ha esteso le misure restrittive ad altre zone del Paese

Sono oltre 30 milioni i casi di Coronavirus nel mondo con quasi 950mila vittime (946.063 per l’esattezza), secondo i dati forniti dalla Johns Hopkins University. Il Paese più duramente colpito dal Covid è ancora una volta gli Usa con 6.674.458 contagi e 197.633 morti seguito dall’India con 5.214.677 casi e 84.372 vittime e dal Brasile con 4.455.386 malati e 134.935 decessi. Non va meglio in Russia che oggi, 18 settembre, supera quota un milione. In Israele (dove comincerà il lockdown), invece, sono 175.256 i casi registrati finora con 1.169 morti.


REGNO UNITO

EPA/ANDY RAIN | Birmingham, Inghilterra

Con l’aumento dei casi, e un allarme che rischia di far piombare il Paese in un nuovo lockdown, il premier Boris Johnson ha annunciato che da martedi 22 settembre saranno attuate ulteriori misure di prevenzione per arginare la diffusione del contagio. Oltre alle città che stanno già sperimentando un lockdown parziale, altre località, nelle zone settentrionali, centrali e occidentali del Paese vedranno nuove restrizioni. Facendo cosi salire a 12 milioni il numero delle persone coinvolte nelle nuove disposizioni.


Le restrizioni prevedono il divieto di contatti con persone al di fuori del nucleo familiare convivente. In aggiunta saranno limitati ulteriormente gli orari di apertura di pub, ristoranti e caffè e sarà chiesto ai cittadini di limitare l’uso dei mezzi di trasporto pubblici. Vanno evitati anche gli eventi sportivi e i viaggi non essenziali fuori dalla propria area di residenza.

ISRAELE

EPA/ABIR SULTAN | Coronavirus in Israele

Da oggi al via il lockdown in Israele

Inizia oggi in Israele il lockdown imposto dal governo che durerà almeno tre settimane. Ai cittadini verranno richiesti ulteriori sforzi: rigidissime le restrizioni che, di fatto, sconvolgeranno le festività del Capodanno ebraico. Un periodo di festa, dunque, che si trasforma in un incubo: in un isolamento domiciliare, obbligatorio, per contenere la pandemia del Coronavirus che rischia di mettere in ginocchio il Paese.

Il governo ha già pubblicato l’elenco completo delle regole a cui dovranno attenersi tutti. A partire da oggi pomeriggio, 18 settembre 2020, infatti, le persone non potranno spostarsi più di 500 metri dalla propria abitazione (tranne che per motivi di lavoro, salute o per fare la spesa) mentre resteranno chiuse le scuole e gli asili nido così come palestre, ristoranti, parrucchieri, centri commercianti ed hotel, come scrive stamattina il Guardian.

ITALIA

ANSA/ALESSANDRO DI MEO | Operazioni di vestizione di medici e infermieri nel reparto Covid dell’ospedale San Filippo Neri a Roma

Interventi chirurgici saltati a causa del Covid e mai recuperati. L’allarme

A causa del Covid molti interventi chirurgici sono saltati. Doveva essere solo un rinvio e, invece, buona parte delle 600mila operazioni in lista di attesa non è ancora stata recuperata. A discapito, ad esempio, dei malati oncologici. Secondo i dati dell’associazione dei chirurghi ospedalieri Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri), raccolti attraverso un sondaggio effettuato il 4 settembre e pubblicati oggi da Repubblica, solo il 50% dei 600 centri interpellati ha ripreso al 100% gli interventi non d’urgenza. In tutti gli altri casi si lavora al di sotto della media: nel 16% dei casi meno del 50% rispetto al periodo pre-Covid.

Ma cosa sta succedendo? Nella fase 3 è stata rilevata una «non disponibilità di ambienti necessari all’attività chirurgica, ad esempio sale operatorie e reparti di terapia intensiva». L’offerta incompleta di posti letto è dovuta alla mancanza di anestesisti, di personale infermieristico e in minima parte di chirurghi. La priorità in questi mesi è stata data ai posti di rianimazione a danno, dunque, dei pazienti ordinari.

E tra questi ci sono i malati oncologici: «Gli interventi persi si accumulano, i tumori non possono aspettare» tuona Pierluigi Marini, primario del San Camillo e presidente di Acoi nazionale. «Siamo in grave difficoltà. I casi da trattare aumentano perché a quelli diagnosticati regolarmente si aggiungono i pazienti che arrivano con almeno due mesi di ritardo, in stato più avanzato per aver saltato gli screening durante il lockdown» ha concluso Domenico D’Ugo, a capo della società europea di oncologia chirurgica.

USA

EPA/PETER FOLEY | Coronavirus negli USA

Il 42% dei dipendenti delle scuole rischia di ammalarsi gravemente per il Coronavirus

Almeno il 42% dei dipendenti che lavorano nelle scuole americane rischia di ammalarsi gravemente di Covid-19. A metterlo nero su bianco è un documento pubblicato giovedì sulla rivista medica Health Affairs e riportato oggi dal New York Times. Dati alla mano, sono quasi 10 milioni le persone che lavorano nelle scuole degli USA: non solo insegnanti ma anche collaboratori scolastici e personale amministrativo.

I Centri federali per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno elencato i diversi fattori che, di fatto, mettono i cittadini americani a rischio. Tra questi ci sono obesità, diabete, malattie cardiache ed età avanzata (sopra i 65 anni). Gli autori di questo studio, che lavorano per l’agenzia di ricerca federale, hanno stimato che il 42% dei dipendenti scolastici rientrano almeno in una di queste categorie. Non sono state tratte, però, conclusioni sull’opportunità di riaprire le scuole in America.

Foto in copertina: EPA/ANDY RAIN

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