Bellomo libero dai domiciliari: «Mai ricattato le ragazze. Anche il Papa riceve critiche»

L’ex giudice del Consiglio di Stato è accusato di violenze e atti persecutori nei confronti di alcune studentesse. Minigonna e tacchi a spillo tra gli obblighi raccontati dalle ragazze

Si dice libero ma scontento Francesco Bellomo, l’ex giudice del Consiglio di Stato accusato di atti persecutori e violenze private su alcune studentesse della sua Scuola di Formazione. Dopo il primo arresto avvenuto nel luglio dello scorso anno, dovrà attendere il prossimo 3 dicembre per l’inizio del processo a suo carico davanti al Tribunale di Bari. Nel frattempo da circa 24 ore, Bellomo non è più agli arresti domiciliari.


Nonostante la libertà, l’ex giudice su Corriere dichiara di non essere contento «per tutto, e di come è andata», riferendosi a quella che al momento viene trattata ancora dall’opinione pubblica come una brutta storia di ricatti sessuali. Nei racconti delle studentesse obblighi e costrizioni assurde, una fra tutte il dress-code succinto rigorosamente in tacchi e minigonna, e poi, ricatti sessuali, richieste di foto osé, proposte dubbie per poter superare gli esami.


Ma il giudice ha sempre negato, e nega ancora. Dopo tre anni di inchiesta, Bellomo continua a difendere quello che definisce semplicemente «un metodo» didattico che ha dato «risultati brillantissimi». Invitando, tra le altre cose, a guardare le graduatorie dei suoi allievi e a giudicare il suo operato «dai risultati».

«D’altronde anche il Papa riceve critiche»

Nessuna mail scabrosa, nessuna richiesta sessuale a sua detta, e sui racconti delle studentesse e le numerose invettive ricevute, commenta con un azzardato paragone. D’altronde, «neanche la vita del Papa può essere immune da critiche». E sulla medesima scia Bellomo grida anche all’alto tradimento. Non solo da studentesse di cui si fidava e per le quali ora «è troppo rischioso» mostrare vicinanza, ma soprattutto dagli amici di sempre che, a detta dell’ex giudice, si sarebbero letteralmente dileguati. «Tipico», dice, «chi viene esaltato per lungo tempo, nel momento della caduta, vede gli altri prendere le distanze».

La fuga degli amici

Nonostante i voltafaccia, pare non esserci alcuna vendetta cospirata nei progetti futuri di Bellomo, neanche quando racconta del libro da scrivere, nel quale annuncia di non voler inserire alcuna rivelazione. «Chi è deluso non si vendica», chiarisce.

Delusioni a parte, l’ex giudice continua a dichiararsi estraneo alle accuse, accennando poi a un briciolo di di ripensamento rispetto al tanto ribadito «metodo efficace» di insegnamento. «Ho convinzioni solide, ma solo uno stupido non prende atto degli eventi» dice, dichiarando di «aver rinunciato all’apparato teorico» di cui era prima convinto. Ma nessuna abiura, ci tiene a specificare, mentre promette di eliminare «tutti i comportamenti che hanno generato questa azione giudiziaria».

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