Regionali 2020, il voto dei giovani. ‘Ndrangheta e discariche, ecco la Valle d’Aosta che non ti aspetti

In vista delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre, Open ha raccolto tre storie di under 35 alle prese con una regione che sorprende per contraddizioni

Da un lato le Alpi, prati verdi e aria pulita. Dall’altro, il fuoco criminale della “Geenna”, il nome che ricorda l’infernale valle biblica e che oggi si riferisce alla maxi inchiesta sulle infiltrazioni ‘ndraghetiste nella politica locale. È un clima di forti contraddizioni quello in cui i giovani della Valle d’Aosta si avvicinano alle imminenti elezioni regionali del 20 e 21 settembre. Date che si associano a un triste record per la Regione che quest’anno va al voto anticipato per la prima volta in settant’anni, dopo la caduta di due giunte in due anni e due operazioni anti ‘ndrangheta che hanno sconvolto la politica locale.


Meno di 48 ore fa l’ultima eco di una ferita che non vuole rimarginarsi. Il processo Geenna ha portato alla condanna di esponenti regionali per 55 anni di reclusione. Le legislatura del 2018 era iniziata con l’elezione a presidente di Nicoletta Spelgatti della Lega. Abbandonata da parte di alcuni alleati, è stata costretta a lasciare la poltrona, toccata poi al leghista Antonio Fosson. Anche con Fosson le cose non sono andate nel migliore dei modi: indagato per scambio elettorale politico mafioso in un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Torino. L’accusa principale era sul condizionamento delle regionali del 2018 da parte della ‘ndrangheta.


Uno scenario di voto alla luce del quale i giovani valdostani dovranno dire la loro, chiedendosi ancora quanta fiducia poter riporre nella politica territoriale che li amministra. Ma non solo.

Lavoro, ambiente, tutela del patrimonio naturalistico, turismo si alternano come argomenti prioritari per molti di loro. Secondo l’analisi di Coldiretti nazionale su dati Infocamere, in Valle d’Aosta sono 169 le aziende agricole guidate da giovani under 35. Il mestiere della terra è uno tra i più scelti in un luogo in cui i trend recenti consolidano la posizione della Regione come eccellenza nel panorama italiano.

Pietro Ruggeri, guida naturalistica e attivista per l’ambiente chiede tutela di paesaggi e risorse

Pietro Ruggeri

28 anni, attivista di Legambiente, l’unico valdostano a rappresentare la Regione nel progetto europeo Vispo, per la gestione sostenibile delle acque. Laureato in Scienze Naturali, è una guida naturalistica che accompagna per i sentieri valdostani visitatori e locali. Per diventare una guida della sua Regione però ha dovuto formarsi altrove, in Piemonte per l’esattezza. «È da svariati anni che in Valle non si tengono corsi per diventare guide», spiega. Proprio quest’anno forse era tornata la speranza, per tutti gli aspiranti, di frequentare il percorso di tirocinio formativo per i sentieri della propria Regione, «ma la pandemia ha bloccato tutto».

Un handicap non indifferente quello di dover necessariamente far pratica in sentieri che non saranno quelli battuti quotidianamente nel proprio territorio di residenza, come spiega anche Pietro, che racconta di poter parlare non solo per lui ma anche per i giovani, «anche under 25», che hanno seguito il corso.

Dire Valle d’Aosta è dire paesaggi. Un argomento chiave soprattutto per il turismo sostenibile che la Regione sembra a tratti non avere chiaro. Ruggeri parla di turismo di massa incentivato, con conseguenti danni alle risorse naturali presenti sul territorio. Sulle sue aspettative riguardo a quello che l’amministrazione potrebbe finalmente fare a riguardo non ha dubbi: «Promuovere un serio turismo sostenibile e non certo investire su progetti che puntano sul contenere più persone possibili a discapito del patrimonio naturale presente».

A questo proposito sensibile è anche il tema delle discariche di rifiuti. «Quella in fase di costruzione sorgerà proprio nella cosiddetta zona rossa», spiega Pietro, riferendosi alla zona considerata a rischio idrogeologico e quindi soggetta a possibili alluvioni. «È ai piedi della vallata che conduce al parco regionale del Montavic, una cartolina per niente positiva per chi arriverà» conclude la giovane guida.

Fabrizio Bal, portavoce di Libera vuole potersi fidare di nuovo della politica

Fabrizio Bal con Donatella Corti, referente regionale di Libera per la Valle d’Aosta

22enne, vice referente di Libera Valle d’Aosta, è di Gignod, il piccolo comune che si estende tra la Valpelline e la Valle del Gran San Bernardo, le due grandi valli laterali della Regione. Da più di cinque anni si batte per la legalità nel suo territorio insieme agli oltre 60 giovani, under 35, che costituiscono ad oggi la metà della compagine di Libera. «Veniamo da una giornata storica, tristemente storica per la Regione», racconta, riferendosi alla sentenza del 16 settembre del processo Geenna, in cui Libera si è costituita parte civile.

«Abbiamo avuto la dimostrazione chiara che purtroppo nel territorio valdostano la malavita si è legata alla politica già da molto tempo» continua Fabrizio, raccontando il grande clima di sfiducia verso le istituzioni che a pochi giorni dalle regionali si respira tra i ragazzi valdostani della sua età. Bal punta a diffondere la cultura della legalità anche e soprattutto nelle scuole. «La memoria delle vittime di mafia, il confronto su quello che accade quotidianamente attorno a noi, la formazione all’onestà sono i nostri principali obiettivi», racconta il giovane, spiegando come tutte le consapevolezze acquisite vengano poi trasformate dai ragazzi in espressioni artistiche, prima fra tutte il teatro.

Rispetto alle notizie poco rassicuranti di un territorio spesso corrotto dalla criminalità organizzata, Fabrizio racconta di uno scetticismo giovanile contro cui dover combattere. «Il pericolo più grande è che la sorpresa nell’apprendere questi fatti da parte di giovani che in Valle d’Aosta vogliono viverci e restarci, degeneri in un allontanamento totale dal territorio o in un atteggiamento di delusione nei confronti di chi amministra, chiunque esso sia».

È per questo che gli incontri con i ragazzi organizzati da Bal insieme a Libera servono anche per stimolare il confronto tra tutti i giovani chiamati al voto. «Cerchiamo di analizzare insieme i programmi politici, le proposte delle varie liste. Combattere la disinformazione è il primo passo per far sì che non siano gli altri a decidere per noi».

Federico Broglia, la giovane imprenditoria agricola spera di essere sostenuta ancora

Federico Broglia

30 anni e almeno dieci alle spalle di duro lavoro con le mani nella terra. Federico Broglia rappresenta la giovane imprenditoria agricola valdostana, la stessa che nei recenti dati ha raggiunto numeri importanti di sviluppo e produzione. Diplomato all’istituto agrario, è riuscito a proseguire la sua formazione sul campo grazie al corso regionale per i giovani agricoltori. Da lì ha trasformato l’hobby di famiglia in un’azienda da 6mila metri di vitigni per una produzione di 40 quintali di uva. Per non parlare dei noccioleti e castagneti che riesce a curare grazie all’utilizzo di tecnologici macchinari di turboaspirazione.

«Sono riuscito a comprarli vincendo un bando regionale pensato proprio per i giovani imprenditori agricoli» , spiega Federico riferendosi alla possibilità che annualmente l’assessorato all’agricoltura fornisce per agevolare alcune aziende giovani e raccontando come, nel suo caso, soprattutto per i castagneti, è riuscito ad acquistare tutta la filiera produttiva.

«Non è facile fare l’agricoltore in Valle d’Aosta», racconta Broglia, «le zone impervie spesso ostacolano la possibilità di produrre in grossi appezzamenti, ma con la politica della valorizzazione si riesce» conclude. Il giovane imprenditore si dice soddisfatto del sostegno che finora le amministrazioni hanno fornito a chi come lui ha scelto di dedicarsi alla terra e in un età così giovane.

«Soprattutto all’inizio della mia esperienza gli aiuti economici e formativi che ho ricevuto sono stati una bella spinta», continua Broglia che, a pochi giorni dal voto, si aspetta, e spera, in un’ulteriore sviluppo delle politiche di sostegno per i giovani della sua categoria.

13 liste ma nessun candidato governatore. Un sistema complesso che forse può allontanare

Ad aggiungersi allo scenario di voto, la difficoltà di far chiarezza su chi votare. Il sistema elettorale della regione autonoma Valle D’Aosta non prevede la votazione di un governatore, eletto non dai cittadini ma scelto a votazione all’interno del Consiglio. È così che, a differenza di quanto succederà nelle altre Regioni chiamate al voto, i giovani saranno chiamati a orientarsi su 12 liste e ben 391 nomi. Un candidato per ogni 160 abitanti., secondo i dati raccolti da Ansa.

«Manca la personalizzazione del voto e questo può sicuramente disorientare», a spiegarlo è Giovanni Diamanti, sondaggista di YouTrend. «Una delle peculiarità della politica valdostana è sicuramente quella di differenziarsi dalle altre Regioni interessate attualmente dalle elezioni», continua, spiegando come il criterio della personalizzazione del voto possa essere un’ àncora per la scelta politica degli elettori. Il riferimento ad un candidato principale può fornire dunque un maggiore orientamento, in maniera particolare ai giovani non troppo informati sulle dinamiche e proposte politiche del proprio territorio.

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