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Coronavirus, la proposta di due premi Nobel per la Francia: «Chiudete tutto dall’1 al 20 dicembre per salvare il Natale»

27 Settembre 2020 - 17:24 Felice Florio
Certo, l’economia ne soffrirebbe, «ma meno di quello che comporterebbe annullare il Natale o riconfinare tutti in circostanze ben peggiori 15 giorni più tardi»

La Francia, con 14.412 casi e 39 morti nelle ultime 24 ore, sta vivendo l’incubo di una seconda ondata dell’epidemia da Coronavirus: il timore che le misure adottate a Marsiglia, «zona di allerta massima», e a Parigi «zona di allerta rafforzata», non saranno sufficienti a porre un freno al contagio. Sono stati chiusi bar, ristoranti e palestre in molte località, stanno riprendendo i trasferimenti dei pazienti per alleggerire la pressione sugli ospedali delle zone più colpite. Per evitare il peggio, anche in virtù dell’arrivo della stagione influenzale, due economisti di fama internazionale – entrambi premi Nobel -, hanno lanciato la loro proposta al governo: «Chiudere tutto dal primo al 20 dicembre».

Il lockdown dell’Avvento

In una lettera inviata al quotidiano francese Le Monde, i due premi Nobel per l’Economia 2019, Esther Duflo e Anhijit Banerjee, esordiscono così: «Nessuno vuole fare la parte del Grinch che ha rubato il Natale, soprattutto non un presidente che vorrebbe essere rieletto. Eppure, se andiamo avanti così, l’ipotesi di un confinamento generalizzato proprio intorno alle feste di fine anno non è da scartare». I due ravvisano che si è consumato uno scostamento tra quanto affermano medici e scienziati in Francia, più allarmati, e le rassicurazioni della classe dirigente.

Per questo motivo «bisogna agire prima» del Natale, momento dell’anno in cui i raduni familiari «sono purtroppo propizi ai contagi». Duflo e Banerjee propongono quindi di «decretare un lockdown totale in tutta la Francia per il periodo dell’Avvento, diciamo dal 1° al 20 dicembre, chiedendo alle famiglie di restare a casa e di non anticipare le vacanze precipitandosi dai nonni». Certo, l’economia ne soffrirebbe, «ma meno di quello che comporterebbe annullare il Natale o riconfinare tutti in circostanze ben peggiori 15 giorni più tardi».

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