Caso Tridico, il governo fu interpellato sulla decorrenza dell’aumento ad aprile. Il presidente dell’Inps: «Nulla da chiarire, non mi dimetto»

Nella riunione che deliberò i nuovi compensi, il Consiglio di amministrazione rinviò il nodo della retroattività ai ministeri. Di Maio: «La prima proposta era di 240mila euro»

Il premier Giuseppe Conte ha garantito una «verifica» sull’iter che ha portato all’aumento di stipendio del presidente dell’Inps Pasquale Tridico. Il capo del governo ha assicurato: «Non ne sapevo nulla». Eppure, la nota del giugno 2019 con cui il ministero del Lavoro del governo gialloverde stabiliva l’aumento – da 62 mila a 150 mila euro – fu inviata in conoscenza anche al suo ufficio. Poi l’esecutivo cadde e subentrò un decreto interministeriale (Lavoro-Economia) del 7 agosto scorso a fissare definitivamente i nuovi compensi dei vertici Inps e Inail. Se dunque il governo Conte 1 fece partire l’iter, il Conte 2 si occupò comunque del dossier. E al Conte 2 si rivolse sulla questione il Consiglio di amministrazione dell’Inps. In occasione della riunione del 22 aprile che deliberò i nuovi compensi, il Cda dell’ente previdenziale, infatti, rinviò il nodo della decorrenza degli aumenti ai ministeri. In altre parole, al governo fu sottoposta la questione della retroattività dell’aumento del compenso di Tridico e degli altri dirigenti. Questione chiarita due giorni fa da una nota del Lavoro – l’aumento scatta dalla data d’insediamento del Cda, di cui Tridico è presidente, il 15 aprile – e su cui i revisori dell’Inps hanno fin da subito annunciato battaglia.


Salvini chiede le dimissioni di Tridico

Lo stesso fanno ora le opposizioni. «Si deve dimettere. C’è ancora gente che aspetta la cassa integrazione», dice il leader della Lega, Matteo Salvini, che pure era azionista di maggioranza del governo Conte 1 che avviò le procedure per l’aumento. «Il provvedimento che aumenta lo stipendio – aggiunge Giorgia Meloni (FdI) – sarebbe stato deciso dal ministro del Lavoro Di Maio con una lettera indirizzata anche a Conte. Quelli che ieri dicevano di essere all’oscuro di tutto sarebbero in realtà i primi responsabili di questa vergognosa vicenda». Tridico, da parte sua, non intende lasciare. Secondo il presidente dell’Inps, non c’è niente da spiegare: «Mancano i fatti di cui discutere», dice al Corriere della Sera. Sulla questione è intervenuto anche Di Maio. L’attuale ministro degli Esteri – in collegamento con Che Tempo che Fa – ha spiegato che in passato «si è riunito a Palazzo Chigi un comitato di tecnici che doveva revisionare gli stipendi del Cda dell’Inps perché è stata fatta la riforma ed era stato introdotto il Cda, in quel momento una proposta diceva addirittura 240 mila euro all’anno, poi la proposta è stata 150 mila».


Leggi anche: