Droplet, infodemia, lockdown: i neologismi del Coronavirus finiscono nel Devoto-Oli


Un modo elegante per definirle in pubblico non ce lo avevamo. Poi è arrivato il Coronavirus e, di colpo, abbiamo riconosciuto a quelle goccioline di saliva l’importanza scientifica che si meritavano. Il termine «droplet» lo abbiamo usato così tanto che il dizionario Devoto-Oli ha deciso di metterlo tra i neologismi della nuova edizione 2021 – insieme a molti altre parole entrate a far parte del senso comune insieme alla pandemia.

«Covid-19», «lockdown», «spillover», «quarantenare», «tamponare». E poi «infodemia», «contact tracing». Tutte parole che prima dell’annus horribilis, il 2020, non eravamo certo abituati ad usare parlando al telefono con l’amica o in ufficio con i colleghi.

E così sul dizionario compare «distanziamento sociale», definito come il «complesso di misure volte a prevenire o rallentare la diffusione di un contagio epidemico, fondato sulla limitazione dei contatti personali, la sospensione di attività lavorative e ludiche, il divieto di assembramenti; social distancing». Qualcosa che conosciamo molto bene, proprio come «infodemia», e cioè la «circolazione di una grande quantità di informazioni, in cui le affermazioni false o incerte si sovrappongono a quelle verificate, favorendo la diffusione di opinioni errate per la difficoltà di individuare fonti attendibili».

Non solo Covid-19
Tra i 600 nuovi termini del 2021, ci sono anche quelli legati alla politica, come denatalista, dublinante, immigrazionismo, parlamentizzare. Ma anche come «climaticida», e cioè «che contribuisce negativamente al processo di cambiamento climatico, causando emissioni inquinanti o sconvolgendo l’ecosistema circostante».

E poi neologismi dal mondo dell’economia e della finanza (l’ormai celeberrimo «MES», la «tassa digitale», l’«ecotassa» e il «micromanager»),dei giornali e della televisione («cucinata», «upcycling», «carbon neutral»), di gerghi e modi di dire («sbarazzo», «sbrilluccicare», «scaffalista») e anche delle nuove mode e tendenze. Un esempio su tutti? «Aperisushi».
Immagine di copertina: Pisit Heng su Unsplash
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