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Coronavirus, il rapporto Gimbe: +95% di nuovi casi in una settimana. Cartabellotta: «Politica senza una strategia. Fallito il sistema di tracciamento»

22 Ottobre 2020 - 13:01 Cristin Cappelletti
Brusca impennata di ricoveri nelle terapie intensive: +69%. Raddoppiato anche il numero dei decessi

È un peggioramento di tutti gli indicatori quello rilevato da Gimbe nel monitoraggio del 14-20 ottobre sul Coronavirus. I dati raccolti dalla fondazione mostrano, rispetto alla settimana precedente, un incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi (68.982 contro 35.204) a fronte di un rilevante aumento dei casi testati (630.929 contro 505.940) e di un ulteriore netto incremento del rapporto positivi/casi testati (10,9% contro 7%). Negli ospedali, si registra un’impennata dei pazienti ricoverati con sintomi nell’ultima settimana: 8.454 contro 5.076. Mentre le terapie intensive sono passata da 514 a 870. Sono invece più che raddoppiati i decessi.

FONDAZIONE GIMBE | L’andamento del rapporto tra positivi e casi testati

Il numero dei nuovi casi è cresciuto in percentuale del 95,9%. Incremento sopra al 50% anche per le terapie intensive: +69,3%. I test effettuati, invece, sono stati 124 mila in più. «Con l’aumentare vertiginoso dei numeri – spiega il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta – il dato nazionale non rende conto di marcate differenze regionali, oltre che provinciali, che indicano le aree che richiedono provvedimenti più restrittivi per circoscrivere tempestivamente tutti i focolai e arginare il contagio diffuso». Tuttavia, a livello nazione negli ultimi 7 giorni è stato registrato un incremento dei casi totali del 18,9%, con una media nazionale di casi testati di 1.045 per 100 mila abitanti. «Il dato più allarmante – aggiunge Cartabellota – è la brusca impennata del rapporto positivi/casi testati dal 7% al 10,9%, che certifica il fallimento del sistema di testing & tracing per arginare la diffusione dei contagi».

FONDAZIONE GIMBE | I dati Regione per Regione

Secondo il presidente di Gimbe, le misure adottate dal governo nelle ultime settimane, e l’avvicendarsi di Dpcm a cadenza settimanale, dimostrano «dimostrano che la politica non ha una vera strategia per contenere la seconda ondata». Se l’obiettivo «è quello di tutelare sia la salute che l’economia – aggiunge Cartabellotta – governo, Regioni ed Enti locali devono prendere atto che il virus corre sempre più veloce delle loro decisioni». Secondo il presidente di Gimbe occorre guardare alle proiezioni dei dati delle prossime due settimane e decidere «lockdown mirati, eventuali zone rosse locali e misure restrittive molto più rigorose».

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