Milano a rischio lockdown, l’esperto: può essere la prima a chiudere con indice Rt sopra 2,35

di Felice Florio

Antonio Giampiero Russo, responsabile dell’Epidemiologia dell’Agenzia di tutela della salute del capoluogo lombardo, ipotizza una chiusura della città di due settimane: «Oggi Milano è come era Lodi a marzo»

«Conseguenze drammatiche», «scenario preoccupante», «situazione fuori controllo». Era dalla scorsa primavera che non si sentivano pronunciare, da scienziati e politici, queste espressioni. E le parole restituiscono il senso della fase che l’Italia sta attraversando: l’epidemia di Coronavirus è tornata a martellare, più veloce delle nostre capacità di contenimento del contagio. A supporto delle preoccupazioni verbali, tuttavia, ci sono anche i numeri: quelli assoluti ci dicono che è stata superata la soglia dei 15mila contagi giornalieri, quelli frutto di calcoli matematico-statistici delineano le soglie di allerta da non oltrepassare.


L’indice Rt di Milano ha superato quota 2

Nello stesso giorno in cui, in Lombardia, parte il coprifuoco, si discute già di un inasprimento delle misure restrittive. Milano, con un indice Rt arrivato a 2,08, è sul ciglio di un lockdown. Un altro allarmante tassello da considerare è che l’indicatore, presente nell’ultimo report elaborato dagli epidemiologi dell’Ats fa riferimento all’andamento dei contagi fino al 10 ottobre. Allora la situazione era già pesante, con 587 nuovi casi giornalieri, ma non aveva assunto la criticità degli ultimi giorni: il 21 ottobre, nella sola città metropolitana di Milano si sono registrati 1.858 contagi.


L’indice Rt, che interpreta numericamente la capacità del virus di diffondersi, attestandosi sul valore di 2 implica che ogni malato, oggi, contagia in media altre due persone. Stando alle linee guida del Cts e dell’Iss, la soglia di allarme che l’Rt da non deve superare è quella del valore 1,5. Se insieme all’indicatore aumentasse anche la pressione sugli ospedali, il lockdown nazionale sarebbe indispensabile. Se a Milano il valore supera ormai il 2, a livello nazionale l’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1,17. Come mai, dunque, non si interviene con una chiusura chirurgica della città di Milano, essendoci tutti gli elementi numerici che giustificano un lockdown?

L’esperto: «Con un Rt a 2,35, lockdown inevitabile»

Generalmente, per le città si applicano dei parametri un po’ più elastici, alzando la soglia di tolleranza dell’indice Rt. Il dottor Antonio Russo, responsabile dell’Epidemiologia dell’Agenzia di tutela della salute del capoluogo lombardo, ritiene «inevitabile e imminente» un lockdown su Milano. L’epidemiologo ipotizza uno stop totale di due settimane, susseguito da «eventuali brevi lockdown a fisarmonica». Ma, secondo l’esperto, la chiusura della città è «inevitabile con un Rt a 2,35». Milano è prossima a raggiungere questo valore.

«È chiaro che questa volta siamo più consapevoli, le restrizioni potrebbero durare per un tempo minore – aggiunge Russo -. La verità è che occorre agire sulla coscienza sociale. I casi a Milano ci dicono che il virus si è riattivato questa estate, con le persone che sono andate ovunque in Spagna, Grecia e Croazia e hanno riportato il virus in casa. Oggi Milano è come era Lodi a marzo».

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