Svolta storica in Cile, archiviata la Costituzione di Pinochet col 78% dei voti. Via libera alla riforma con l’Assemblea costituente – Il video

Sarà un’assemblea composta al 100% da persone scelte con un voto popolare ad occuparsi del lavoro di riscrittura

I cileni hanno votato ieri, domenica 25 ottobre, a favore di una nuova Costituzione che sostituisce quella eredita da Augusto Pinochet, il dittatore che salì al potere con un colpo di Stato nel 1973 e vi rimase fino al 1990. Il «sì» ha vinto con il 78,3% delle preferenze. Con una seconda scheda il 79,24% ha inoltre deciso che il lavoro di riscrittura sarà realizzato da una Assemblea costituente composta al 100% da persone scelte attraverso un voto popolare. Bocciata dunque con il 21% dei voti l’altra alternativa, quella che prevedeva di formare un organismo formato al 50% da parlamentari e al 50% da persone scelte attraverso un’elezione. I membri dell’assemblea saranno scelti in occasione delle elezioni amministrative dell’11 aprile e i lavori inizieranno a maggio. Il lavoro di scrittura sarò poi sottoposto a un referendum popolare nel secondo semestre del 2022. In caso di approvazione la nuova Costituzione entrerà in vigore immediatamente, sostituendo automaticamente la precedente.


Il voto arriva a un anno dalle proteste popolari contro il governo di Sebastián Piñera e le profonde disuguaglianze sociali che dividono il Paese. «Ciascun voto – ha detto Piñera dopo i risultati – ha avuto lo stesso valore, ha trionfato la cittadinanza e la democrazia, l’unità sulla divisione, la pace sulla violenza, e questo è un trionfo dei cileni. Questo trionfo della democrazia ci deve riempire di gioia e speranza, perché abbiamo dimostrato che il dialogo è più fecondo dell’intolleranza». Fin dalla diffusione dei primi dati migliaia di cileni si sono riversati nelle strade della capitale Santiago, e di molte altre città cilene per celebrare la vittoria. Nella Plaza Baquedano, ribattezzata da un anno Plaza Dignidad, i manifestanti hanno esposto un enorme striscione in cui si leggeva «Plaza Dignidad, non dimentichiamo il 1973, anno del cruento colpo di stato che mise fine al governo di Unidad Popular del presidente Salvador Allende.


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