Il caso della Rsa di La Spezia, dove il Coronavirus ha contagiato tutti: «Un disastro annunciato, la struttura era fatiscente»

di Giada Ferraglioni

La storia della storica residenza per anziani ligure, scampata alla prima ondata e che ora è stata travolta dalla seconda: contagiati 53 ospiti su 53

«La prima cosa che ci siamo chieste è stata: come abbiamo fatto in soli 10 giorni a ridurci in questo stato? La risposta, però, la conoscevamo già». La vicenda dell’Rsa Mazzini di La Spezia ha dell’assurdo. Nel pieno della prima ondata di Coronavirus, quando le Rsa della Lombardia, del Lazio e di altre zone d’Italia venivano prese d’assalto dal Sars-Cov-2, la storica struttura ligure ne era uscita indenne. Con l’arrivo dell’autunno, però, la situazione si è ribaltata. Tutti i residenti si sono ammalati di Covid-1953 anziani su 53. Hanno contratto il virus in un pomeriggio di metà ottobre. Si è intrufolato «in un lampo» nella struttura, senza poter fare nulla. Come se fosse stato un giorno qualunque di marzo, come se 8 mesi di pandemia non fossero mai esistiti.


La percentuale delle morti nelle Rsa causate dal Coronavirus nei primi 4 mesi di emergenza è stata del 40%. Da una parte un virus imprevedibile che si è diffuso nelle residenze, portandosi dietro la conseguente carenza di dispositivi di protezione adeguati. Dall’altra la cattiva gestione regionale dei pazienti, la scarsità (storica) dei posti letto e del personale adeguato. Una pagina buia dalla quale, con l’arrivo dell’estate, sembravamo essere usciti.


Eppure rieccoci. Nella Residenza Mazzini (che non è certo l’unica in Italia ad aver registrato un cluster in questa nuova ondata) la situazione continua ad aggravarsi ora dopo ora. Nella struttura sono rimasti solo 4 pazienti (positivi), mentre tutti gli altri sono stati trasferiti in ospedale per complicazioni derivanti dalla malattia. Tutti tranne uno, che non ce l’ha fatta. Ieri, 2 novembre, dieci pazienti sono stati trasferiti nei reparti d’urgenza per essere ossigenati. E a pagare il prezzo della cattiva gestione non sono stati solo gli anziani: 7 infermieri su 11 hanno contratto la Covid-19, lavorando ogni giorno in condizioni, dicono, assolutamente inadeguate.

Stanze senza finestre e dpi inadeguati: il caso limite che parla a tutta Italia

«Non è certo per caso che siamo arrivati a questo punto», dice Assunta Chiocca di NurSind, il sindacato di categoria che sta seguendo gli infermieri della struttura. «Il virus viene da dentro perché i parenti non entrano da settimane. E la responsabilità è di chi ha ignorato i problemi strutturali che esistono da anni, e lo ha fatto coscientemente anche dopo la tragedia della prima ondata».

Da struttura storica – un’«eccellenza europea» – ha iniziato il suo declino tempo fa, consolidatosi dopo la vicenda confusa dell’assegnazione degli appalti. «Nei vari passaggi delle ultime settimane sono sorti diversi problemi nella gestione e la Asl se ne è lavata le mani», dice Chiocca. L’edificio della Rsa, secondo le Oss che ci lavorano, è in condizioni «fatiscenti»: ci sono finestre bloccate che rendono impossibile l’areazione e ambienti inadeguati alla divisione degli spazi.

Oltretutto, i dispositivi di protezione erano non idonei («le infermiere dovevano tenere, disinfettandole di tanto in tanto, le mascherine per più giorni») e gestire anziani – spesso con patologie invalidanti – che faticano a tenere su le mascherine e a igienizzarsi correttamente è un’impresa non da poco. «Io considero quello di La Spezia un caso limite perché non si può a oggi, dopo tutto quello che è successo, ritrovarsi in questa situazione», dice Chiocca. «Ma fondamentalmente i problemi sono gli stessi anche da altre parti. E le responsabilità è in primis dei territori».

Foto di copertina: EPA/SASCHA STEINBACH

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