Galli: «Il Natale? Comunque ce lo siamo giocato: non sarà più come prima. Spero che il Dpcm non sia tardivo»

di Giovanni Ruggiero

Per il primario del Sacco di Milano bisognerà aspettare le prossime tre settimane per vedere gli effetti delle ultime restrizioni. Ma l’attenzione deve restare sul futuro, perché si eviti la terza ondata

Le nuova stretta imposta con l’ultimo Dpcm a partire della quattro regioni in zona rossa potrebbe non bastare per tornare a una graduale normalità nella vita sociale. E non sarebbe stato comunque possibile, secondo il primario dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, perché ormai la pandemia di Coronavirus ci impone di rivedere tutte le nostre abitudini. E non fa eccezione il Natale, che inevitabilmente quest’anno sarà diverso per tutti. Serviranno circa tre settimane per vedere una possibile riduzione dei contagi: «Forse non ci siamo giocato il Natale – dice Galli al Forum Sistema Salute – Ma in ogni caso il Natale ce lo siamo giocati comunque, rispetto a quello a cui eravamo abituati».


Per le feste di dicembre si dovrà rinunciare alle grandi tavolate in famiglia e allo scambio dei regali come si è sempre fatto, cercando di imparare a convivere con il virus: «Che non significa ricominciare a fare quello che si faceva prima – ribadisce Galli – ma mantenere una serie di restrizioni, anche molto fastidiose, che rimarranno. Altrimenti, ci si ritrova punto e da capo, come abbiamo visto nella pratica». Il timore di Galli è che le ultime restrizioni volute dal governo possano essere tardivi, ma l’attenzione soprattutto deve essere concentrata a una prossima possibile ondata: «Una volta bloccata questa ondata, dobbiamo fare in modo che non arrivi la terza. E per farlo bisogna rispettare le regole».


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