In Evidenza IsraeleTrasporti pubbliciFedez
ATTUALITÀBambiniCoronavirusGravidanzaLazioRicerca scientificaRomaSanità

L’impatto del Coronavirus sulle gravidanze. L’indagine di tre medici romani sull’aumento di bambini nati morti nel Lazio

12 Novembre 2020 - 16:54 Redazione
I risultati dello studio preliminare sono stati pubblicati su Archives Disease in Childhood lo scorso 30 ottobre

Sarebbero 26, contro i 10 dell’anno precedente, i bambini nati morti nel Lazio durante il lockdown conseguente all’aggravarsi della pandemia dovuta al nuovo Coronavirus. Questo è quanto riportano Mario De Curtis, Leonardo Villani e Arianna Polo, rispettivamente delle università Sapienza, Cattolica e Direzione Salute e Integrazione Sociosanitaria della Regione. Gli autori di questa indagine preliminare, si basano sui dati raccolti nei Centri nascita da marzo a maggio 2020, comparati con quelli registrati nel medesimo trimestre del 2019.

I loro risultati sono stati pubblicati su Archives Disease in Childhood lo scorso 30 ottobre. Contemporaneamente è stato osservato un calo dei parti prematuri. Tuttavia sarà necessario un ampio studio a livello nazionale prima di avere una conferma del collegamento causale tra lockdown e il fenomeno osservato.

«Un punto di forza di questo studio è che sono stati considerati tutti i nati nella regione Lazio – continuano gli autori -. I limiti di questo studio includono la natura retrospettiva, la mancanza di informazioni sui nati morti, le possibili patologie ostetriche e il fatto che i dati si riferiscono solo alla regione Lazio dove vive solo il 10% della popolazione italiana».

Anche se i ricercatori ipotizzano che il lockdown abbia giocato un ruolo, escludendo la Covid-19, esistono altri indizi dove si vedrebbe un collegamento tra gravidanze a rischio e positività delle madri al SARS-CoV2; dove non di meno, le restrizioni tipiche del lockdown vengono presentate come fattori in grado di spiegare meglio la correlazione.

«Il triplice aumento dei nati morti da noi osservato rispetto all’anno precedente – concludono i ricercatori – non sembra una conseguenza diretta dell’infezione da COVID-19. Riteniamo che possa essere una conseguenza dei cambiamenti di vita indotti dal blocco e in particolare causati da una riduzione delle visite agli ospedali per paura di contrarre l’infezione da COVID-19. Questo comportamento ha portato al rinvio o alla sospensione di tutti i controlli medici anche nelle donne in gravidanza».

Ulteriori studi, che considerino l’intero territorio nazionale, potrebbero aiutarci a capire meglio se si tratta di un fenomeno reale o di una correlazione spuria (due fenomeni paralleli non è detto che siano collegati causalmente); per esempio osservando se tali picchi sono stati registrati o meno non solo nel 2019, ma – per esempio – anche nell’arco del decennio precedente, comparando questi valori anche con quanto succede negli altri Paesi europei.

Foto di copertina: Pexels | Neonato.

Continua a leggere su Open

Leggi anche: