Nasce il primo partito italiano della comunità Lgbtq+: «Non ci sentiamo rappresentati in Parlamento, subito matrimonio egualitario»
C’è già il logo, ci sono già gli obiettivi anche se ancora manca un programma ben definito. Il «partito gay lgbt+» si definisce «solidale, ambientalista e liberale»: è la prima volta che la comunità lgbtq+ scende in campo con un movimento tutto suo, che mira ad incassare «dal 6 al 15 per cento» e che debutterà già «alle prossime amministrative con l’obiettivo di arrivare in Parlamento». Anche il sito manda un messaggio che non ha bisogno di specifiche: partito.gay. Altro che .it o .com, il dominio è .gay.
Non solo diritti civili, c’è anche il «no alla caccia»
Il primo atto – come ci spiegano durante la conferenza stampa di presentazione, rispondendo a una domanda di Open – sarà «l’approvazione del matrimonio egualitario». Ma c’è spazio anche per altri temi, che faranno certamente discutere, come la caccia. «Basta uccidere animali liberamente. La caccia, che usa metodi barbari, non è educativa per i ragazzi. Mi dispiace per i cacciatori», ci spiega Fabrizio Marrazzo, già fondatore di Gay Help Line e Gay Center, e adesso promotore del «partito gay lgbt+».
«Finora solo interlocutori inaffidabili»
Un partito aperto a tutti, anche a chi non fa parte della comunità lgbtq+, e che non chiuderà le porte in faccia a nessuno. Nemmeno al centro-destra, quello liberal, che ha mostrato in questi mesi alcune “aperture”: «Se ci sarà una destra aperta sui nostri temi, noi saremo disponibili ad ascoltarla». Ma nel partito, almeno per ora, non ci sarà il deputato Alessandro Zan, papà della legge sull’omofobia appena approvata alla Camera: «Con lui abbiamo buoni rapporti ma fa parte di un altro partito. Speriamo, invece, di dare maggiore forza, con il nostro soggetto politico, a deputati che come lui portano avanti le nostre battaglie, ma le cui istanze spesso rimangono isolate». «Finora- continua – abbiamo avuto interlocutori inadeguati e inaffidabili. Ci hanno offerto posti nelle loro liste elettorali ma non è questo che ci interessa».
«La politica non conosce i nostri problemi»
E lo spiega bene Vittorio Tarquini, in rappresentanza della comunità trans, secondo il quale «la politica italiana non conosce la nostra realtà e i nostri bisogni perché non è un problema che li riguarda da vicino». In altre parole, non si sentono rappresentati da nessuno. Da qui l’idea di un nuovo partito «perché è finito il tempo di delegare le nostre istanze a terzi», aggiunge Marrazzo: «Saremo i più colpiti dalla crisi economica perché non abbiamo tutele idonee. Penso alle famiglie arcobaleno, alle persone trans che hanno difficoltà ad accedere al mondo del lavoro, penso alle vittime di violenza».
«Vogliamo una vera legge contro l’omofobia»
Non mancano le critiche verso il ddl Zan che, pur rappresentando un passo in avanti, rischia di essere limitato nella sua applicazione. E infatti nelle tematiche del nuovo partito – che non ha fatto recruiting e non ha al suo interno volti riconoscibili o un programma ben definito – ci sono anche «una vera legge contro l’omofobia, la lotta contro le malattie sessualmente trasmissibili, il no alla caccia, il riconoscimento delle famiglie arcobaleno e le adozioni per tutti». «Nessuno ha il matrimonio egualitario nel proprio programma, noi lo faremo» conclude Marrazzo.
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