La Chiesa apre alla legge Zan e difende la Giornata contro l’omofobia

di Fabio Giuffrida

Dopo le critiche di alcuni giorni fa, Avvenire “benedice” il testo: «Può essere un’opportunità in chiave educativa per fare riflettere su temi ormai irrinunciabili»

La Chiesa apre alla legge contro l’omofobia. Lo fa, con un’analisi firmata da Luciano Moia, sul quotidiano cattolico Avvenire, partendo proprio dal tema, tanto discusso e criticato dalla destra, relativo all’istituzione di una Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, anche con iniziative nelle scuole, comprese quelle primarie. «Ma se ogni situazione è occasione, perché la legge Zan, pur con tutti i suoi aspetti problematici che abbiamo già messo in luce, non potrebbe rivelarsi un’opportunità anche in chiave educativa per riflettere, anche nelle scuole, su temi ormai irrinunciabili?», si legge.


Superare la logica degli argomenti «divisivi e imbarazzanti»

Non «regge in alcun modo» la posizione secondo cui «non sarebbe corretto affrontare argomenti perché divisivi o imbarazzanti». Avvenire, pur non rinnegando i presunti aspetti «problematici» della legge, va oltre la propaganda del cosiddetto «indottrinamento gender» e fa notare come queste tesi siano ormai superate dai fatti, dunque dai ragazzi che non hanno alcun problema a parlare di identità di genere e di orientamento sessuale. «I nostri ragazzi non solo ne parlano, cercano informazioni, si guardano dentro per capire e per capirsi, ma arrivano a definire come “normali” scelte che interrogano e, in molti casi, spiazzano noi adulti», scrivono.


Cosa ci dicono i numeri

E così Avvenire cita il Rapporto giovani della Fondazione Toniolo (Adolescenti e relazioni significative. Indagine generazione Z 2018-2019) che ha indagato sulle relazioni sentimentali della fascia d’età tra i 13 e 18 anni. I numeri parlano di un «10,3% dei ragazzi e di un 4,6% delle ragazze che hanno dichiarato di avere un rapporto stabile omosessuale». «Una parte dei nostri ragazzi vive anche “quelle” esperienze e ci chiede di non fingere indifferenza, di essere accolta e aiutata a capire», commentano. Insomma, anziché girarsi dall’altra parte, la legge Zan potrebbe diventare l’occasione perfetta per affrontare anche a scuola temi finora ritenuti tabù tra i genitori o tra i docenti (ma non tra i ragazzi).

Una questione, quella dell’orientamento sessuale, «anche educativa, oltre che esperienziale, ormonale, genetica e culturale, che non può essere elusa né dai genitori, né dalla scuola». Ed è per questo che l’articolo della legge che sollecita le scuole ad approfondire, «insieme alla questione omofobia, anche gli indispensabili aspetti antropologici per comprendere significati e relazioni, potrebbe essere un’ottima occasione per capire e accompagnare il cammino dei nostri figli più disorientati».

Le dure critiche alla legge Zan

Qualche settimana prima, in un altro articolo di opinione, pubblicato da Francesco Ognibene il 5 novembre, Avvenire bocciava duramente la legge Zan sostenendo che fosse «superflua, presuntuosa e rischiosa». Proprio l’introduzione in tutte le scuole di iniziative contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia avrebbe rischiato di far credere ai bambini che «l’esperienza che vanno facendo della realtà è una finzione, essendo l’umanità non declinata al maschile e femminile ma oggetto di infinite identità»: «L’ideologia gender adesso la vediamo con più chiarezza, del tutto simile a quel “colonialismo ideologico al quale il Papa, spesso chiamato in causa recentemente proprio su questo provvedimento, ma altrettanto spesso citato a righe alterne, ha riservato giudizi assai severi».

È bene ricordare, dunque, che il mondo della Chiesa, così come il popolo della famiglia e il centro-destra, si è sempre dimostrato contrario – salvo rare occasioni – alla legge Zan. Diverse le manifestazioni organizzate gli scorsi mesi in tutta Italia per dire no a una legge che, secondo chi la contesta, rischia di rivelarsi «liberticida».

Foto in copertina: ANSA/TINO ROMANO

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