«Il “controrivoluzionario” Zam è stato impiccato in mattinata dopo che la sua condanna è stata confermata dalla Corte Suprema» a causa della «gravità dei crimini commessi contro la Repubblica islamica dell’Iran». Un annuncio secco da parte della televisione di Stato iraniana fa venir meno ogni speranza: Ruhollah Zam, giornalista che aveva vissuto in esilio in Francia, è morto assassinato per aver scritto articoli online che avevano contribuito ad ispirare i moti di protesta del 2017, il più importante momento di contestazione del regime degli ayatollah dal Movimento verde del 2009.
Zam gestiva il sito di informazione d’opposizione Amadnews, che contava più di un milione di follower, ma la sua voce viaggiava anche sui canali Telegram. Catturato nel 2019 durante una visita in Iraq e riportato forzosamente in Iran, a giugno un tribunale lo aveva condannato a morte, con l’accusa di «corruzione sulla Terra», un capo d’imputazione spesso utilizzato in casi di spionaggio o per i tentativi di rovesciare il governo iraniano. Secondo la giustizia iraniana con i suoi scritti Zam si era coperto proprio di questi crimini. Il giornalista infatti è stato accusato di spionaggio a beneficio dei servizi di intelligence di Stati Uniti, Francia e Israele, allo scopo di far cadere la Repubblica Islamica.
Foto di copertina: Twitter
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