La prova dell’intelligence iraniana sull’agguato allo scienziato Fakhrizadeh: «Ucciso da armi fabbricate in Israele»

di Cristin Cappelletti

Durante le esequie dell’ingegnere nucleare, funzionari di Teheran hanno assicurato che nessun assassinio resterà senza una risposta

Nel giorno dei funerali di Mohsen Fakhrizadeh, lo scienziato e alto funzionario del programma nucleare iraniano ucciso in un agguato a Teheran il 27 novembre, fonti degli apparati sicurezza di Teheran, citate dall’emittente locale Press Tv, hanno affermato che le armi recuperato sul luogo dell’attentato sono state «prodotte in Israele, perché hanno il logo e le caratteristiche dell’industria militare israeliana».


Durante il discorso funebre, il ministro della Difesa iraniano, Amir Hatami, ha dichiarato che «come soldato, prometto che nessun assassinio o stupido atto resterà senza risposta da parte dell’Iran». Parlando della morte di Fakhrizadeh, Hatami ha mandato un messaggio ai responsabili: «Gli daremo la caccia fino a alla fine e metteremo in atto il comando della Guida Ali Khamenei di punirli».


L’ingegnere ucciso venerdì era tra gli uomini di punti dietro al programma nucleare iraniano. Da anni l’Iran è alle prese con un braccio di ferro con la comunità internazionale per lo sviluppo di un programma nucleare che, Teheran assicura, ha fini civili e non militari. Con l’accordo del 2015, il Jcpoa, l’Iran si è impegnato a diminuire i suoi livello di arricchimento di uranio. «In realtà – ha aggiunto Hatami riferendosi a Israele e Stati Uniti – la più grande minaccia contro l’umanità sono le armi nucleari che i nemici hanno accumulato».

Dall’Europa alla Cina, l’assassinio è stato condannato come un atto criminale. L’Unione europea ha invitato le parti coinvolte a contenere qualsiasi ulteriore escalation. Pechino si è detta invece «è sotto shock». La portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying ha condannato questi comportamenti definendoli «violenti e criminali», e ha auspicato di vedere l’apertura di «un’accurata indagine sull’incidente».

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