Dalla Valle d’Aosta alla Sardegna, ecco le voci di chi riceverà le prime dosi del vaccino anti-Covid

Direttori di cliniche universitarie, medici delle terapie intensive e dirigenti delle Rsa: parlano i primi della lista

Come annunciato ormai da giorni, domenica 27 dicembre sarà il V-day. Le primissime dosi di vaccino contro il Coronavirus saranno somministrate a medici e infermieri, tra i primi della lista anche gli ospiti e i lavoratori impiegati nelle Rsa, le residenze per anziani. La campagna vaccinale per il resto della popolazione, invece, comincerà da gennaio. Le dosi della Pfizer provenienti dal Belgio arriveranno in Italia nella notte tra il 25 e il 26 dicembre: scortate dalle forze dell’ordine, giungeranno in mattinata all’ospedale Spallanzani di Roma. Qui i vaccini verranno divisi in venti confezioni, una per ogni Regione. E se in diverse zone deve ancora essere individuato il personale incaricato di somministrare le dosi, tutto è (quasi) pronto per quanto riguarda gli elenchi dei primi che dovranno sottoporsi alla vaccinazione. Ecco le loro voci, raccolte dal Corriere della Sera.


Valle d’Aosta

In Valle d’Aosta, la prima ad essere vaccinata sarà la rianimatrice Monica Meucci, dell’ospedale Parini di Aosta. Lei si dice «assolutamente a favore dei vaccini perché ritengo che come metodica e pratica clinica abbiano salvato molte situazioni». E aggiunge: «Un po’ di timore c’è, non posso negarlo. È una cosa nuova che conosciamo poco. Ma conosciamo bene gli effetti devastanti di questo virus, soprattutto su alcune tipologie di persone come gli anziani».


Trentino-Alto Adige

Trentacinque anni, l’infermiere Tiziano Garbin sarà il primo a vaccinarsi a Bolzano, in Trentino-Alto Adige. «Più che entusiasta direi che sono fiducioso su sicurezza ed efficacia del vaccino, basate sulla letteratura scientifica», spiega il coordinatore infermieristico del Pronto soccorso dell’ospedale San Maurizio di Bolzano. E aggiunge: «Molti colleghi non hanno semplicemente espresso la propria volontà, perché sottoposti a carichi di lavoro totalizzanti. Davvero in pochi hanno riserve, tutte superabili con l’approfondimento».

Piemonte

Giovanni Di Perri, direttore della Clinica universitaria di Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, sarà il primo a sottoporsi alla vaccinazione in Piemonte. «Con me si vaccineranno tutti gli operatori del mio reparto che non hanno ancora contratto il virus» dice. E nessuno dell’équipe ha obiettato perché «tutti abbiamo visto morire troppa gente». Di Perri dice che «potremo tirare una boccata d’ossigeno solo quando tutte le persone con più di sessant’anni saranno protette. Perché è tra loro che il virus pesca di solito le sue vittime».

Veneto

Fabio Toffoletto, direttore del reparto di Terapia intensiva di Jesolo, dice: «Ho scelto volontariamente di vaccinarmi. Non sono assolutamente preoccupato: per me i vaccini sono una pratica normale, faccio sempre anche l’anti-influenzale. Aderire alla vaccinazione anti-Covid è un atto di responsabilità, per il bene della collettività e anche dell’individuo».

Friuli-Venezia Giulia

Raffaella Pistrino, 54 anni, è dirigente socioassistenziale dell’Asp udinese «La Quiete». «Ho ricevuto la telefonata dal direttore generale. Mi ha chiesto se fossi disponibile a vaccinarmi contro il Covid. Non ho avuto dubbi. Ho accettato entusiasta, sicura, convinta e anche orgogliosa. Non ho neppure interpellato mio marito, sapevo che condivideva la mia scelta», ha raccontato. «Lo faccio per me ma anche per tutti gli anziani di cui giornalmente mi occupo. Coraggiosa? Macché».

Liguria

Gloria Capriata, 48 anni, è coordinatrice infermieristica del reparto di Rianimazione dell’ospedale San Martino di Genova. «Ho vissuto in prima linea ciò che è stato e che continua a essere la pandemia: ho visto l’atrocità del Covid ed è per questo che sono felice e orgogliosa di essere stata scelta come prima donna infermiera e prima tra il personale del Policlinico per ricevere il vaccino».

Lombardia

In Lombardia non poteva andare diversamente. Ad essere vaccinato per primo sarà il medico del «paziente 1» Mattia Maestri. Si chiama Raffaele Bruno, infettivologo 54enne. Domenica prossima sarà nella rosa dei 1.620 che riceveranno il vaccino anti-Covid in Lombardia. Lo farà al Policlinico San Matteo di Pavia, dove lavora. «Siamo tutti stanchi – dice -. Speriamo di vedere la luce». E spiega: «Fatico a capire la diffidenza nei confronti dei vaccini: hanno avuto un impatto positivo sulle nostre vite tanto quanto l’acqua potabile. Col vaccino assisteremo i pazienti senza correre rischi».

Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna Barbara Borelli, 50 anni, infermiera della direzione assistenziale Ausl di Modena, sarà la prima a vaccinarsi. E non solo: da gennaio farà parte del team di vaccinatori. «È un grande onore e anche un messaggio di speranza per tutti – racconta – perché finalmente si vede la luce. Sono contenta di avere avuto questa opportunità. Credo che vaccinarsi sia un gesto di rispetto e responsabilità per se stessi e per gli altri. Sarò tra i primi a ricevere le dosi perché farò parte del team di operatori, medici e volontari che tutti i giorni saranno impegnati nella campagna di vaccinazione, a stretto contatto con chi opera in prima linea. Stiamo allestendo un punto unico provinciale, aperto tutta la settimana, dove in 20 minuti ci si potrà vaccinare e tornare subito al lavoro».

Toscana

Spartaco Sani, 62 anni, primario dell’Unità operativa di malattie infettive dell’ospedale di Livorno, sarà tra i primi nella lista della Toscana. Sicuro dell’efficacia del vaccino, a riprova della quale «ci sono prove pubblicate nelle più importanti riviste scientifiche», racconta di non aver «nessun timore, per me sarà un privilegio. Ma la campagna di vaccinazione durerà mesi e non bisogna pensare al liberi tutti, sarebbe un disastro».

Umbria

Paola Vittoria Santirosi, 48 anni, medico all’ospedale di Spoleto, sarà tra le prime persone a essere vaccinate in Umbria, nonostante la Regione sia ancora indietro sulla lista dei soggetti che potranno ricevere la somministrazione. «La mia adesione l’ho data subito. E ci mancherebbe: è il momento che tutti stiamo aspettando da quasi un anno». Dubbi su un vaccino realizzato in tempi record? «Nessuno, perché da record è stato anche lo sforzo della comunità scientifica mondiale, i volontari sono stati trovati subito, nessun passaggio è stato saltato».

Lazio

Pier Luigi Bartoletti, a capo delle Unità speciali di continuità assistenziale regionale del Lazio, sarà tra i 50 medici che, insieme a 50 infermieri delle Uscar, riceveranno il vaccino domenica allo Spallanzani: «Saremo tra i primi a essere vaccinati. Da marzo andiamo nel cuore del contagio e dalla settimana prossima saremo nelle Rsa per somministrare il vaccino alla fascia più a rischio, cioè quella degli anziani. Saranno queste le nostre feste di Natale».

Abruzzo

Cosimo Napoletano, 68 anni, medico, è direttore del dipartimento cardiologico della Asl di Teramo e presidente dell’Ordine dei medici provinciale. Con lui, saranno vaccinati altri 134 volontari fra medici, infermieri, operatori sanitari e due pazienti provenienti dalle Rsa. «Tra polemiche e fake news la cosa migliore che potessi fare è dimostrare con i fatti la mia convinzione circa l’utilità della vaccinazione, uno strumento che ha debellato le più grandi malattie pandemiche», dice Napoletano. «Questo è un dato storico che nessuno può ignorare».

Puglia

Lidia Dalfino, 51 anni, lavora in Rianimazione al Policlinico di Bari: «Preoccupata? No, mi sento fortunatissima. Lavoro in un reparto Covid e conosco la faccia dura e violenta del virus. Sapere che il tanto atteso V-day è arrivato mi fa sentire un’eletta». E aggiunge: «Penso che non ci siano motivi per dubitare della sicurezza e dell’efficacia di un prodotto che ha superato tutti i controlli e i processi di validazione».

Campania

Francesco Faella, 74 anni, infettivologo, era già medico nel 1973 quando Napoli venne colpita dal colera. «Domenica alle 8 sarò il primo, puntuale. E non vedo l’ora». Quando è scoppiata l’emergenza sanitaria il professore, che era in pensione, è rientrato in servizio occupandosi di organizzare i reparti Covid. «Il vaccino? Noi medici dobbiamo dare il buon esempio e testimoniare l’importanza di un gesto che ci protegge tutti», ha detto.

Calabria

Francesco Cristiano, 59 anni, infermiere al Mater Domini di Catanzaro, sarà il primo in Calabria. «È un privilegio, per me, dare inizio a questa campagna. Ritengo che sia un dovere di tutti farlo e io sono stato d’accordo senza esitazioni». E ancora: «Quando la direzione sanitaria ha chiesto chi fosse interessato a sottoporsi al vaccino, io sono stato uno dei primi a farmi avanti. Da marzo sono in trincea, assieme ad altri colleghi, per far fronte all’emergenza Covid. Ho fatto circa trentamila tamponi e gestito in un solo giorno circa 100 pazienti Covid in reparto».

Sicilia

Massimo Geraci è primario del pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo: «Pare proprio che sarò io il primo, non so nemmeno a che ora», dice. «Io mi sarei comunque vaccinato quanto prima – aggiunge -. Noi abbiamo visto con i nostri occhi quali sono gli effetti immediati del Covid e considerato che avremo una terza ondata, forse una quarta e una quinta, non ha senso essere fatalisti e dire “spero di non prenderla”… Il fatto di avere visto i colleghi vittime dalla malattia mi ha molto colpito a livello personale».

Sardegna

In Sardegna saranno due operatori sanitari dell’ospedale Brotzu di Cagliari a essere vaccinati per primi. Si tratta di Virginia Boi, 58 anni, coordinatrice infermieristica e responsabile della preospedalizzazione, e Silverio Piro, esperto di malattie infettive specializzato in igiene e medicina tropicale. «Da una vita sono un convinto sostenitore della necessità dei vaccini, che hanno salvato generazioni di bambini. Il Brotzu è un ospedale Covid free, presto consulenze a tutti i reparti, ma c’è una piccola sezione dove ci sono malati di coronavirus in attesa di interventi per altre patologie, che non possono essere trasferiti».

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