La lettera di Zaki dal carcere: «Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani»

di Redazione

Da dieci mesi in carcere senza alcun processo, lo studente egiziano dell’università di Bologna ha affidato le sue parole agli attivisti che si battono per la liberazione

«Buon Natale a tutti i miei colleghi e sostenitori. Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani». Sono queste le parole consegnate da Patrick George Zaki, studente egiziano dell’università di Bologna detenuto da 10 mesi nel carcere di Tora – senza l’ombra di un processo – a un foglio consegnato alla sua famiglia durante la visita in carcere oggi. A darne notizia sono gli attivisti della campagna Patrick libero su Facebook. «Durante tutta la visita, Patrick ha sottolineato che all’inizio ha pensato di essere stato preso per sbaglio», affermano gli attivisti. E invece ora è certo di essere stato punito per il suo lavoro: «Sono qui – ha detto – perché sono un difensore dei diritti umani e non per un qualsiasi altro motivo inventato».



In ogni seduta del tribunale, si nota, «il giudice fa le stesse domande e poi rinnova la sua detenzione, raccontano ancora attivisti e attiviste. Oltre al fatto che l’unica volta che l’accusa gli ha fatto vedere i presunti post di Facebook si sono rivelati essere i post di altre persone e non le sue parole. Si tratta di un semplice caso di vendetta e nient’altro». Patrick versa in condizioni fisiche e psicologiche difficili e soffre di dolori di schiena, ma dalla campagna per la sua liberazione fanno sapere che «non vuole visitare l’ambulatorio del carcere perché ha un medico a Bologna di cui si fida e ha paura di farsi fare una diagnosi o di farsi prescrivere dei farmaci». Infine una speranza: dopo che lo studente e attivista ha passato «il Natale occidentale in carcere, c’è ancora tempo per festeggiare il Natale orientale con la sua famiglia, il 7 gennaio», raccontano gli attivisti.

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