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La cinquestelle Costanzo: «Renzi è una pedina di Confindustria, il governo con lui rischia di snaturare il Movimento» – L’intervista

31 Gennaio 2021 - 23:40 Felice Florio
La deputata grillina contro Italia Viva. «Non deve pesare più del 2%». E al reggente Vito Crimi dice: «La discussione sul Mes non va evitata, anzi, la nostra posizione va inserita nel programma. Altrimenti, due mesi e Renzi ricomincia»

Il Movimento 5 stelle è in subbuglio e i tentativi per nasconderlo servono a poco: è evidente che, mentre gli altri partiti stanno veicolando le proprie forze sul tavolo della trattativa, l’energie dei grillini si consumano cercando di tenere compatto il gruppo. Alessandro Di Battista, riferimento di decine di parlamentari, mina dall’esterno l’esito delle consultazioni attraverso i post su Facebook. E non è l’unico a essere rimasto coerente sulla linea del “mai più con Renzi”.

Sono una decina i parlamentari che, la mattina del 31 gennaio, avrebbero dovuto riunirsi per decidere il da farsi: accettare di tornare al governo con Italia Viva o chiamarsi fuori dal Movimento? La riunione è saltata a causa della fuga di notizie, scrivono le agenzie. «Non esiste una fronda interna ai 5 stelle», chiarisce la deputata Jessica Costanzo. Il suo nome, insieme a quello di Nicola Morra, Barbara Lezzi, Bianca Laura Granato, Mattia Crucioli, Raphael Raduzzi, Alvise Maniero, Francesco Forciniti, Pino Cabras fa parte della lista di parlamentari che vorrebbero dalla leadership del Movimento un comportamento più duro nei confronti di Matteo Renzi.

Onorevole, la riunione dei cosiddetti frondisti dei 5 stelle, quelli che si stanno opponendo a un ritorno di Renzi in maggioranza, è saltata all’improvviso. Cosa è successo?

«La riunione che è saltata è una delle tante che ci dovranno essere, perché dobbiamo stilare dei punti programmatici per portare il governo fino al 2023. La stampa è rimasta stupita dalla composizione trasversale dell’incontro previsto, ma voglio essere chiara: non esiste una fronda nei 5 stelle. È più logico, invece, pensare che chi lavora in commissioni diverse e che deputati e senatori si incontrino per stabilire la visione del prossimo governo. Non possiamo fare delle riunioni a compartimenti stagni, divise tra Camera e Senato».

Ha destato particolare attenzione la riunione di stamani. Cosa dovevate dirvi di così tanto importante?

«Il fil rouge delle riunioni è la perplessità sulle vicissitudini che caratterizzano la crisi di governo. In questi pochi anni di esperienza politica alcuni di noi hanno imparato che i “mai più” e i “sempre” è bene evitarli, perché tornano come dei boomerang. Dobbiamo riunirci, perché è importante confrontarsi sul nostro futuro politico. Questo ragionamento, non nascondiamoci, vale ancor di più per i senatori visto che hanno un’incidenza maggiore negli equilibri parlamentari».

Perché siete così preoccupati dal ritorno di Italia Viva in maggioranza?

«In politica, almeno in quella tradizionale, si insegue sempre il consenso popolare. Renzi ha fatto, invece, soltanto scelte impopolari: è ovvio che la sua visione sia condizionata da qualcuno che si muove sul retro della scena pubblica, penso alle lobby economiche come Confindustria. Riaprire una seconda volta a Italia Viva, e non ne faccio una questione personale con Renzi, è un problema per le visioni e gli obiettivi differenti che abbiamo. Anche di pressioni, quelle che riceve lui sono diverse dalle nostre: noi rispondiamo ai cittadini. Se decidiamo di ricomporre un governo con Italia Viva, le criticità rischiano soltanto di essere posticipate. Si riproporrebbero tra un paio di mesi.

Io resto scettica anche sulla scrittura del programma, dato il poco tempo che abbiamo per stabilire una programmazione che duri fino al 2023. Adesso c’è poco tempo per sviscerare un’agenda politica, dobbiamo lavorare bene su pochi punti, fattibili e approfonditi. Se poi vogliamo scrivere un contratto vago, io non ci sto. Anzi, quello che secondo me bisogna fare non è evitare i temi divisivi come il Mes, anzi: lavorare proprio su quelli in questa fase. Perché? Perché è lì che tornerà a battere tra qualche mese l’interlocutore che ha scatenato la crisi di governo».

Senza Italia Viva, però, la maggioranza non regge. Qual è l’alternativa?

«L’alternativa potrebbe essere un governo del presidente. Abbiamo visto che nei giorni scorsi circolava il nome di Paolo Gentiloni, molto apprezzato dal presidente di Confindustria Bonomi. Le critiche che sono state fatte al Pnrr da parte di Italia Viva sono dovute, in realtà, al fatto che Confindustria non si sente abbastanza rappresentata, che le imprese non sono protagoniste del programma. È quello l’obiettivo di Renzi, far sì che i 200 miliardi vengano gestiti dal mondo imprenditoriale».

Restate inamovibili sul nome di Conte a Palazzo Chigi?

«Dipende da cosa il Movimento si pone come obiettivo. Fino ad oggi, seppur con colori politici diversi, siamo riusciti a governare imprimendo la visione dei 5 stelle grazie alla mediazione di Giuseppe Conte. Se dobbiamo assecondare i poteri forti, è chiaro che Conte diventa un antagonista da rimuovere. Senza Conte, si snatura la nostra presenza nel governo: non vedo altri nomi possibili».

Avrete pensato a un piano B, nel caso in cui in virtù del compromesso ci sia bisogno di rinunciare a Conte.

«Nei nostri incontri parliamo più di temi che di nomi. Ufficialmente, abbiamo portato fuori sempre il nome di Conte perché, in un’ottica di stabilità anche interna al Movimento, è l’unico che non crea dissidi interni e mette d’accordo i gruppi parlamentari. Quello che spaventa, però, più del nome da fare per Palazzo Chigi, è ripristinare la maggioranza con Renzi».

Sono arrivate richieste, uso un termine utilizzato spesso dai 5 stelle, di poltrone da parte di Italia Viva?

«Non è arrivata nessuna richiesta ufficiale di dicasteri o incarichi di governo. Ma sarei ingenua se le dicessi che non ci aspettiamo che le richieste saranno presto avanzate. Dal mio punto di vista, le due ministre dimissionarie si aspettano una riconferma nella compagine di governo. In più, Italia Viva si sente in una posizione di forza tale da chiedere l’ingresso di altri suoi esponenti al governo. L’obiettivo principale di Renzi, a mio avviso, è quello di inserire nomi fatti da lui nei ministeri strategici per la gestione del Pnrr, per usare queste risorse secondo gli obiettivi di una certa classe dirigenziale del Paese».

Come si esce dallo stallo in cui si è impantanata la crisi di governo? Il presidente della Repubblica ha indicato questa maggioranza, c’è un modo per mettersi d’accordo?

«Inserire nero su bianco le posizioni da portare avanti proprio sui temi divisivi. E Italia Viva non deve pesare più del 2% se vogliono che i 5 stelle siano parte del governo. Altrimenti, ripeto, si snatura il motivo per il quale il Movimento governa: fare l’interesse di tutti i cittadini».

Italia Viva, però, dichiara che la crisi è stata aperta proprio per fare gli interessi dei cittadini, imprimendo un cambio di passo all’attività dell’esecutivo. Anche il Pd ha rilevato che alcune cose non funzionavano.

«Si tende a sottolineare soltanto l’incompetenza nella gestione dei fondi europei. È vero, in passato non abbiamo brillato, quindi quando si chiede il cambio di passo per un ministero la preoccupazione potrebbe essere fondata. Dall’altra parte, però, se andiamo a vedere le esternazioni di Renzi e dei vertici di Confindustira, ad esempio sul tema lavoro, emerge chiaramente la voglia di dare centralità alle agenzie interinali. Fanno gola alcuni ministeri, è questa la ragione di fondo. La visione del Paese di Renzi e dei poteri forti non può essere la visione del Movimento 5 stelle».

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