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Crisi di governo, Di Maio (Iv) sul Mes: «Non mettiamo veti sui nomi, ma i 5 Stelle non mettano veti sui temi» – L’intervista

31 Gennaio 2021 - 14:37 Felice Florio
Per il deputato, la trattativa con le altre forze di maggioranza ha imboccato una strada in salita. Su Clubhouse, il nuovo social delle conversazioni vocali, invita i grillini a «cambiare approccio». E alla fine si affaccia anche Nobili

Quando tutti credevano che lo spazio dei social network fosse ormai saturo, ecco che una nuova piattaforma irrompe a dettare i canoni della comunicazione tra persone. È Clubhouse, il social basato esclusivamente sulle conversazioni vocali: sembra un Houseparty senza video, dove ognuno può creare una stanza aperta a tutti, promuovere gli ospiti presenti a speaker o moderatori e intavolare una discussione su qualsiasi tema. La particolarità è che, per completare la registrazione al social, bisogna essere invitati da un utente già iscritto.

Pullulano le stanze in cui si parla di politica, nello specifico di crisi di governo. La cosa davvero interessante è che nelle conversazioni fanno incursione influencer di spicco, con i quali parlare a tu per tu, ma anche moltissimi politici che si offrono alla discussione, rispondendo alle domande come se fossero in una conferenza stampa dai toni rilassati. In queste giornate di fibrillazione, hanno iniziato a utilizzare Clubhouse l’europarlamentare Brando Benifei, il governatore Eugenio Giani, l’ex ministra Elena Bonetti, l’ex sottosegretario Ivan Scalfarotto e il sindacalista Marco Bentivogli.

Molti i deputati: ci sono i grillini Luca Carabetta e Francesco Berti, la Dem Lia Quartapelle e i renziani Luciano Nobili e Marco Di Maio. A Di Maio l’onere e l’onore di essere stato il primo a fare un uso attivo di Clubhouse, partecipando come speaker e moderatore in diverse stanze dell’applicazione. «È molto interessante, consente di parlare e confrontarsi con grande tranquillità», spiega. Open ha deciso di sperimentare questa nuova forma di interazione tra politica e mondo social: è la prima testata in Italia a intervistare un parlamentare utilizzando gli strumenti di Clubhouse.

Screenshot di Clubhouse

Onorevole Di Maio, sono giorni che prova a raccontare la crisi di governo su Clubhouse. Cosa la attira di questa piattaforma?

«Clubhouse riproduce l’informalità di una conversazione da salotto, con la possibilità di interagire con persone che non si potrebbero incontrare nella vita reale. Il grande dubbio è sullo sviluppo di questo social: per adesso siamo in pochi, ma quando ci sarà un uso massivo, non so come si potranno moderare le conversazioni e contenere gli usi distorti».

Non vede un rischio nel rapporto diretto, non mediato dalla stampa ad esempio, della comunicazione tra politici e cittadini?

«Non si deve mai pensare che queste tecnologie possano sostituire l’informazione mediata dai giornalisti professionisti. Anzi, bisogna considerare questi strumenti come un’integrazione delle modalità tipiche di fare informazione. La vera sfida è riuscire a rendere chiara all’utente la differenza tra contenuti: giornalistici, come questa intervista, di propaganda politica, di semplice opinione personale».

Meglio un comizio in piazza o un comizio sui social?

«Ho fatto la gavetta, partendo dalla politica locale fino ad arrivare al Parlamento. Di comizi nelle piazze ne ho fatti tanti e sono cose completamente diversi dai live o dalle forme di comunicazione online. Onestamente, il calore di un confronto fisico in presenza è insostituibile. Credo però che debbano restare insieme entrambe le dimensioni».

Adesso entriamo nel vivo dell’attualità: crisi di governo. Le consultazioni di Roberto Fico non sono servite, al momento, a farvi riconciliare con il resto della maggioranza.

«Seppur con toni più concilianti, il terreno presenta molte spigolature da smussare. Non si può approcciare una trattativa dicendo questo è imprescindibile, questo non si può discutere e di quest’altro non ne vogliamo parlare. Se l’approccio dei 5 Stelle è questo, con tutta la buona volontà, è difficile pensare a un miglioramento della situazione di partenza, che è il nostro obiettivo. Speriamo che il presidente Fico riesca a limare gli angoli e ad aprire un confronto vero».

Italia Viva chiedeva di non parlare di nomi. Pd e 5 Stelle, invece, continuano a costruire barricate intorno a Giuseppe Conte. Siete pronti ad accettare la permanenza dell’avvocato a Palazzo Chigi per far proseguire la trattativa?

«Mi aspetto che nelle prossime ore, anche nei contatti informali, si sviluppi un discorso serio e con la volontà vera di arrivare a un accordo sulle cose da fare. E poi bisognerà, non eludo questo aspetto, parlare anche di nomi e persone che devono occupare dei ruoli. Ritengo sbagliato partire prima dai nomi, perché è più importante stabilire le cose che dobbiamo fare delle persone. Dai temi discendono le persone che si individueranno».

Però, anche senza citarlo, un nome Matteo Renzi l’ha fatto più volte. Quello del commissario Domenico Arcuri. Quando il leader di Italia Viva dice «non servono primule», sta chiedendo alle altre forze di maggioranza di rinunciare ad Arcuri.

«Non c’è mai stato un giudizio negativo sulla persona Arcuri. Ma abbiamo detto, anche in tempi non sospetti, che per quanto brava possa essere una persona non può occuparsi dell’emergenza sanitaria, del piano di vaccinazione, dell’Ilva, di Invitalia, di tantissimi dossier. Intanto, andrebbero distribuiti meglio i carichi di lavoro: è difficile immaginare che Arcuri, da solo, possa gestire tutti questi dossier. Infatti, non è che i problemi non ci sono stati. Non vogliamo personalizzare la questione su Arcuri, quanto sulla necessità di avere una gestione più efficace. C’è bisogno di avere piani più definiti, precisi, ma anche più trasparenti, controllabili dai cittadini. Parliamo di miliardi di risorse pubbliche e non possiamo pensare che siano gestiti senza un’immediata trasparenza delle spese. Poi, ribadiamo anche la necessità di non concentrare nelle mani di una sola persona il destino e l’immediato futuro di questo Paese».

Ravvisate un altro accentramento di potere anche nel duo Conte-Casalino. Italia Viva chiede un cambio di passo anche nel modo di comunicare della presidenza del Consiglio. Provo a tradurre con ironia: Casalino deve lasciare la casa?

«Più che le persone critichiamo il metodo. La comunicazione è un aspetto fondamentale nella gestione del potere pubblico e del rapporto con i cittadini. Non può essere usata l’emergenza come strumento per generare consenso. Abbiamo riscontrato in alcune circostanze l’utilizzo degli strumenti della comunicazione della presidenza del Consiglio troppo disinvolti, tesi alla ricerca del consenso e non a un rapporto corretto con l’opinione pubblica. Non è ovviamente su questo che si fa un accordo di governo, ci sono temi più rilevanti, ma sicuramente è uno dei temi che devono essere cambiati».

Italia Viva continua a ventilare la possibilità di ricorrere a un governo istituzionale. È una mossa per spaventare le altre parti della trattativa?

«In questo momento preferiamo l’idea di un governo politico con responsabilità chiare e un programma definito, ma abbiamo dato la disponibilità, qualora non ci dovessero essere le condizioni, anche per un governo istituzionale, con una maggioranza più ampia e una condivisione delle responsabilità che vada oltre il perimetro di un solo schieramento politico. È un’ipotesi rispetto alla quale noi ci mettiamo a disposizione del presidente Mattarella».

Italia Viva chiede discontinuità. Se Conte resta a Chigi, la discontinuità va creata nei dicasteri?

«Ripeto, le persone che andranno a occupare i ruoli saranno conseguenti alle cose da fare. È chiaro che se si decide di cambiare politiche su un determinato tema, è evidente che chi oggi ha interpretato una certa linea, non è la persona più indicata. Le persone che si andranno a scegliere, ripeto, devono essere conseguenti agli accordi del programma. Non possiamo pensare che ci siano persone che vadano bene per tutte le stagioni indipendentemente dalle priorità che vogliamo fissare e dai risultati che vogliamo raggiungere».

I temi. Il Movimento 5 stelle ha ribadito ancora una volta che non è disposto a discutere del Mes. Cederete su questo argomento?

«Innanzitutto è necessario discutere nel merito, non c’è mai stato modo di farlo fino ad oggi. Lo si è fatto molto sui media, ma mai a un tavolo politico di confronto. C’è un dato di fatto: la nostra sanità ha bisogno di quegli investimenti. Il Recovery Plan dà una prima risposta, ma se avessimo le risorse del Mes, potremmo utilizzare diversamente i fondi del Recovery Plan. Il confronto di questi giorni deve servire anche a sviscerare le motivazioni per le quali si dice “no”. Al momento, abbiamo capito che è un argomento divisivo, adesso vorremmo che ci spiegassero perché non servono le risorse del Mes.

Ci auguriamo che nelle prossime giornate nel merito ci si confronti sulle ragioni. Perché, se è soltanto una motivazione ideologica, una bandiera politica, non penso potremmo permetterci di dire no al Mes. Gli accordi si fanno se tra diverse posizioni qualcuno rinuncia a un pezzettino della propria per un disegno generale condiviso. Non mettiamo veti sulle persone, ma non mettiamo veti nemmeno sugli argomenti».

Crede che martedì Fico riuscirà a consegnare un nome per Chigi al presidente della Repubblica?

«Sull’individuazione del nome a cui affidare l’incarico, forse servirà un supplemento di riflessione. Non so se il presidente Fico, da solo, sarà in grado di andare dal presidente della Repubblica martedì e dire: ho messo tutti d’accordo su questo nome e questa squadra. Non credo, anche perché il presidente della Repubblica ha una competenza diretta in merito. Mi immagino che il lavoro di Fico potrebbe concludersi positivamente, con successo, se riuscirà a definire un’agenda comune su cui lavorare».

In chiusura di intervista, si è affacciato nella stanza di Clubhouse anche il deputato di Italia Viva Luciano Nobili: «Non ho idea di come funzioni», replica sorridendo, «adesso me lo faccio spiegare dall’onorevole Di Maio». Poi, prima di chiudere la stanza e l’esperimento della prima intervista fatta su Clubhouse, anche Nobili promette che si farà intervistare da Open sul nuovo social network.

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