5 stelle verso l’implosione: Draghi spiazza tutti. Crimi annuncia il No alla fiducia, ma nelle chat grilline è già sotto processo – Il retroscena

L’assemblea dei parlamentari grillini in programma oggi rischia di essere l’ultima con il Movimento unito. E mentre sale la tensione tra favorevoli e contrari a un governo Draghi, da palazzo Chigi ci si prepara a passare all’opposizione con ottimismo

Oggi, alle 15, i deputati del Movimento 5 stelle si incontrano in assemblea congiunta. All’ordine del giorno, un generico «aggiornamento sulla situazione politica». Ma non sarà una riunione tranquilla: il malcontento serpeggia tra le file grilline dopo l’esito della trattativa gestita da Vito Crimi. Al Quirinale è stato convocato Mario Draghi, non Giuseppe Conte, l’ultima figura in grado di contenere l’esplosione. E i 5 stelle, nonostante siano il gruppo con più rappresentanti nel parlamento, perdono la propria influenza nella formazione del proprio esecutivo.


Anche perché il governo Draghi, qualora dovesse ottenere la fiducia, non sarà appoggiato dal Movimento che, parola di Crimi, «non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi». L’annuncio è arrivato a mezzanotte, dopo che sono iniziate a uscire una serie di dichiarazioni di deputati e senatori cinque stelle che hanno rigettato l’appello di Sergio Mattarella. Le chat hanno iniziato a riempirsi di messaggi, tra parlamentari che chiedevano spiegazioni sulla trattativa e altri che, anche questa mattina, sperano nella nascita di un governo politico e non tecnico.


La riunione tra i deputati

«Vedremo cosa avranno il coraggio di dirci in assemblea visto che, anche questa volta, hanno preso una decisione per tutti senza coinvolgerci», lamenta a Open un deputato grillino. «Sinceramente, però, non spero chissà in quali chiarimenti. Da tre anni a questa parte, le riunioni con questo ordine del giorno servono ai big per indicare una determinata linea politica che deve arrivare alla stampa: sono assemblee organizzate esclusivamente per quello, in cui tutto ci viene riferito nei primi 15 minuti».

Sempre oggi si riuniranno i cosiddetti parlamentari frondisti, la stessa annullata domenica scorsa in seguito alla fuga di notizie. «È ovvio che ci riuniamo. Il Movimento rischia di diventare la bad company gestita dal gruppo più vicino ad Alessandro Di Battista. Dobbiamo valutare i tempi di uscita», aggiunge un altro deputato. Alcuni di loro potrebbero decidere di seguire proprio Emilio Carelli nel nuovo gruppo, Popolari italiani, il quale sarebbe pronto ad accogliere gli ex 5 stelle De Toma e Silvestri e a coalizzarsi con Noi per l’Italia di Lupi.

«Crimi non ha diritto di trattare per noi»

Uno dei motivi che ha innescato il malcontento nella pancia dei gruppi parlamentari è la gestione del capo politico reggente: «Crimi si delegittima da solo – spiega un grillino -. Doveva essere un traghettatore per creare una nuova leadership. Invece ha mantenuto il potere per sé». Girano messaggi al veleno in cui alcuni deputati 5 stelle affibbiano a Crimi la colpa dell’esito della trattativa, «con che legittimità Crimi si è andato a sedere con gli altri leader ai tavoli?»,

Proprio perché la trattativa è sfociata nella peggiore delle ipotesi per i grillini, i parlamentari dicono che era necessario più coinvolgimento. «Doveva fare un passaggio con la base», scrive un deputato. Ancora: «Il Movimento è da sempre contrario ai governi tecnici. Scelte importanti come questa andrebbero prese dopo aver consultato gli attivisti su Rousseau». Ma Crimi, dopo aver saputo che una ventina di senatori non parteciperebbero al governo tecnico – è uscito con il suo niet a Draghi.

L’ottimismo di Casalino

A palazzo Chigi vige un rigoroso silenzio. Si è appreso che ai contiani non dispiacerebbe affatto la situazione in corso. Open apprende che Rocco Casalino si direbbe «soddisfatto per com’è andata la trattativa» e pronto ad «andare all’opposizione». Che senso avrebbe dirlo in una giornata così? «Senza il voto dei parlamentari 5 stelle alla Camera e al Senato, Draghi non riuscirebbe ad avere la fiducia. Allora, se riuscissimo a trattenere la maggior parte del gruppo unita, si potrebbe far cadere anche il nome del banchiere – conclude un senatore 5 stelle -. Meglio andare al voto che due anni di Draghi».

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