Parte dalla Lombardia la beffa per medici e infermieri: chiamati per fare i vaccini, ma gratis

Le Ats lombarde si giustificano: «La campagna vaccinale ha una portata storica, tutte le strade sono percorribili»

Era marzo 2020 quando il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia chiedeva aiuto al Paese per il territorio colpito prima di tutti da Covid-19: «I problemi della Lombardia sono problemi di tutti noi» aveva detto, annunciando un bando per 500 infermieri volontari chiamati a correre in soccorso di una situazione sempre più preoccupante. Se la decisione di allora era sembrata uno degli strumenti di massima emergenza per cercare di bloccare uno scenario spaventoso, a distanza di mesi e di strategie organizzative pensate, il bando previsto stavolta dalla stessa Regione Lombardia sembra essere anacronistico quanto ingiusto.


Dopo 11 mesi dallo scoppio dell’epidemia la necessità ora è quella di vaccinare, lo stato d’emergenza iniziale ha lasciato spazio a un periodo di lotta al virus più ragionata e strategica. Ma se la questione delle vaccinazioni rientra nelle esigenze di cui il Paese era al corrente ormai da diverso tempo, questo non ha impedito alla Regione più colpita dal virus di proporre un piano di reclutamento territoriale su base volontaria: gli operatori sanitari dovranno prestare il loro servizio praticamente gratis.


Il bando lombardo su quello del commissario Arcuri

Una strategia organizzativa che non rispecchia quella pensata dal Commissario Arcuri a livello nazionale e che ora fa infuriare gli ordini e i sindacati di categoria. «Si ritiene indispensabile che un servizio di alto impatto sociosanitario come la vaccinazione debba essere formalizzato anche attraverso una forma contrattuale che riconosca il valore dei professionisti», hanno protestato i rappresentanti delle professioni infermieristiche. Ma il Pirellone, la sede della Regione Lombardia, è sembrato convinto della strada scelta: «L’avviso è stato emesso da tutte le Ats lombarde perché si è ritenuto utile percorrere tutte le strade utili finalizzate a reclutare personale che possa e voglia contribuire alla più grande operazione di vaccinazione di massa che questo Paese si trova a dover realizzare e che non ha precedenti nella storia».

Il riferimento alla portata storica della campagna vaccinale rischia di sembrare ormai un escamotage retorico per giustificare scelte discutibili, alla luce anche dell’esigenza dichiarata dalle Ats lombarde «di regolamentare il servizio per le numerose richieste arrivate da medici e infermieri di poter partecipare come volontari». Della serie «ce lo hanno chiesto loro». Altri dettagli della scelta sono arrivati poi dalla Regione proprio nelle ultime ore. «Il personale, che manifesterà la propria adesione al bando, sarà accompagnato con un adeguato percorso formativo e sarà stipulato uno specifico contratto per prestazioni di volontariato» fanno sapere le Ats, sottolineando la garanzia di una copertura assicurativa e un rimborso spese.

Le proteste dei sindacati

«Pubblicare un bando per reclutare medici e infermieri volontari per la campagna vaccinale anti Covid è un pericoloso controsenso» ha tuonato Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials. «Se una regione pensa di risolvere così la carenza di personale sanitario, sbaglia di grosso e non vorremmo che aprisse la strada ad altre iniziative simili». E per fortuna, almeno per ora, sembra che nessun’altra Regione stia seguendo le orme della strategia lombarda. «Pensavamo di aver visto di tutto», continua Carbone, «invece proprio nella regione più tormentata dall’epidemia da SARS-CoV-2 ci duole constatare che si aggira ancora il pericoloso demone del fai da te».

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