Dopo la crisi, Renzi apre la resa dei conti: «Pd sesta stella del M5s, Conte leader solo perché popolare: serve altro»

In una lunga lettera pubblicata su La Stampa, il senatore si toglie qualche sassolino dalla scarpa e accusa ancora una volta il suo ex partito di aver smesso di fare politica

È tempo di tirare le fila. Non per la squadra di Mario Draghi certo, appena all’inizio della sua esperienza di governo. Ma per chi questa squadra, in un modo o nell’altro, ha contribuito a formarla. In una lettera pubblicata sul quotidiano La Stampa, Matteo Renzi spiega, ancora una volta, i motivi che l’hanno spinto ad aprire una crisi nel mezzo di una pandemia. Togliendosi qualche sassolino dalla scarpa, dopo gli attacchi delle settimane scorse, per il senatore la conclusione della crisi di governo aiuta a cogliere una cosa in particolare: «Il disagio del gruppo dirigente della sinistra davanti alle sfide della contemporaneità».


«Il Pd ha rinunciato a giocare un ruolo da protagonista»

Provando a superare i personalismi che hanno visto il “brutto carattere” di Matteo Renzi protagonista della crisi di governo, l’ex premier invita il suo ex partito, il Pd, a concentrarsi di più sulla politica: «Ha rinunciato a giocare un ruolo da protagonista rifugiandosi in un O conte o voto, slogan tanto assurdo quanto velleitario?». Insomma, per il senatore fiorentino, se l’Italia vuole avere una corrente riformista, questa non può essere incarnata dal Pd e dall’oramai ex premier Giuseppe Conte.


Contro il quale – chiarisce Renzi – non c’era alcun risentimento personale. Ma «la sinistra di oggi – quella che si riconosce nel neonato fronte Pd, Cinque Stelle, Leu – ha scelto il proprio leader senza il passaggio delle primarie. Ha incoronato Conte non con una consultazione tra i militanti ma definendolo sui media ‘il più popolare’, trasferendo la legittimazione dai gazebo ai sondaggi».

Il governo Draghi è un’occasione per la sinistra

In questa sinistra, che per Renzi rischia di diventare la sesta stella del Movimento grillino, «il Pd appare più come un puzzle di correnti che non come una vera e propria casa del riformismo» e, tra le altre cose, «non riesce a proferire una parola credibile sul tema femminile». Il governo Draghi, dice Renzi, diventa quindi anche un’occasione per la sinistra: «È come se dopo un incidente fosse entrata nel circuito di Formula Uno una Safety Car. Tutte le monoposto in competizione sono costrette a rallentare, a cambiare strategia sul rifornimento, a ripartire in una situazione diversa».

Una svolta dunque in direzione riformista, una svolta strutturale a cui si può rispondere solo «con la Politica, con la p maiuscola». Se il Pd continuerà a essere alleato con il M5s, per Renzi questa assenza «aprirà un’autostrada a chi come Italia Viva ambisce a costruire una casa dei riformisti solida e solidale».

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