Il senatore Lanzi (M5s): «Il discorso di Draghi? Solo parole. Ma ho cambiato idea: voterò sì» – L’intervista

Il segretario d’Aula del Movimento 5 stelle era tra i più scettici sulla fiducia a Mario Draghi. Poi, qualcosa è cambiato dopo la votazione su Rousseau. Eppure «l’assenso di oggi può diventare rapidamente un “no” domani»

«Fino a pochi giorni fa non avrei mai neppure pensato di votare a favore, come ho fatto online votando “no”. Ho pensato di rifugiarmi nell’astensione, ma assumo la responsabilità, come richiesto dai nostri iscritti». Nel suo discorso a Palazzo Madama, il senatore Gabriele Lanzi, segretario d’Aula del Movimento 5 stelle, ha spiegato così il suo cambio di linea sulla fiducia al governo presieduto da Mario Draghi. Più volte, nei giorni scorsi, il parlamentare di Sassuolo aveva espresso la sua contrarietà a un esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce. «Io non lo voto Draghi», aveva scritto il 3 febbraio in maiuscoletto sulla sua pagina Facebook.


Senatore, cosa l’ha convinta del discorso di Mario Draghi?


«Io non sono per niente convinto dal suo discorso. Dico “sì” alla fiducia soltanto per rispettare il voto degli iscritti. Al momento, se dovessi parlare a titolo personale, non darei la fiducia a questo governo. Ma visto che noi parlamentari 5 stelle siamo “portavoce” della base del Movimento, devo rispettare il voto degli iscritti a Rousseau. Ma sia chiaro, ciò che si è detto oggi in aula per me sono soltanto parole».

Insomma, valuterà ogni singolo provvedimento del nuovo esecutivo. Possiamo definire il suo “sì” un appoggio esterno al governo?

«È un appoggio che viene designato dalle regole del Movimento 5 stelle. Sette, forse otto senatori stasera si discosteranno dall’indicazione della base, e questo non va bene perché non possiamo disconoscere quello che è stato deciso dalla rete su Rousseau. È un pilastro del Movimento. E non credo nemmeno a chi dice che il voto è stato veicolato dalla formulazione del quesito, perché considero gli iscritti delle persone intelligenti in grado di capire il senso del proprio voto».

Senatore, lei a più riprese da gennaio ha ripetuto “avanti solo con Giuseppe Conte”. Inoltre, è stato anche in prima linea tra gli scettici nei confronti di Draghi. Il 7 febbraio ha composto uno stornello, riporto qualche verso: “Il Conte tradito / Dal bomba borioso / Mi è tanto sgradito / Mi ha reso furioso / Conte è un signore / Elegante e capace / Un gran professore / Che al popolo piace! / Non è sfiduciato / E deve tornare / Il Draghi apparato / Non voglio votare! / Sarò forse folle / Ma non mi interessa / Chissà che dal Colle / Si cambi commessa!.

«Il presidente Conte era ed è amatissimo, questo è un dato che pesa nella piega che ha preso la legislatura. L’ho detto in aula, auguro buon lavoro a Mario Draghi, ma l’assenso di oggi può diventare rapidamente un “no” se vara misure in contrasto con i principi del Movimento. Quello che ho scritto, lo pensavo e lo penso ancora: mi sono scagliato contro Matteo Renzi perché ha aperto la crisi durante la pandemia. Abbiamo perso un mese! Allora lancio una proposta: visto che deve essere un governo di emergenza, Draghi faccia lavorare i parlamentari anche il sabato e la domenica, così recuperiamo il tempo perso».

È una provocazione?

«No, no. È una proposta seria! Visto che questo signore, Mario Draghi è un tecnocrate, bene, ci faccia lavorare h24 sette giorni su sette. Se il momento è così complicato, si può fare uno sforzo e lavorare di più. Possiamo farlo anche noi parlamentari, come l’hanno fatto i medici durante la pandemia. Recuperiamo i giorni persi in questo mese di crisi di governo, ma seriamente, non sto chiedendo ai miei colleghi di trattenersi di più a Roma soltanto per fare la presenza».

Pensa che il Movimento 5 stelle deflagrerà nelle prossime settimane?

«Ci sarà qualcuno che se ne andrà. Sette, forse otto persone voteranno in dissenso. Andranno al gruppo Misto o faranno una componente nuova, questo non lo so. Ma si potrà lavorare comunque, non è che se una persona viene espulsa dal Movimento non mantiene più i rapporti con i suoi colleghi. D’altronde, bisogna considerare che qualsiasi posizione presa tra oggi e domani ha delle sue ragioni da rispettare. Io, oggi, mi sono fatto andare bene questo voto di fiducia, ma sto provando una smisurata sofferenza interiore».

Rousseau sopra ogni cosa, anche su questo travaglio di cui parla?

«Sarebbe stato interessante vedere a parti inverse, se avesse vinto il no, cosa sarebbe successo. Io ho votato “no”, ma accetto l’espressione degli iscritti. Probabilmente, se il “no” a Draghi avesse prevalso, avremmo avuto qualche parlamentare che avrebbe votato “sì” alla fiducia».

Cosa succederà nel gruppo parlamentare?

«Posso immaginare che si formeranno delle maggioranze variabili intorno ai singoli provvedimenti, ma non sarà un problema: la maggioranza che si configura e talmente ampia. Detto ciò, per non creare attriti, è giusto che i capigruppo si sforzino per trovare provvedimenti di convergenza».

Auspica un ingresso formale di Conte nel Movimento?

«Per me è fondamentale, per il bene dell’Italia, che Conte prosegua la sua attività politica. Spero che sia, se non nel Movimento, al fianco del Movimento. Se poi entrasse nei 5 stelle, sarebbe ancora meglio, ma l’importante è che il suo nome resti sul panorama politico».

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