Bisogna fare in fretta, non c’è più tempo da perdere. Lo sa bene il governo Draghi che sta predisponendo un imponente piano vaccini anti-Covid con l’obiettivo di arrivare a mezzo milione di somministrazioni al giorno sfruttando stazioni, parcheggi, porti, centri commerciali e caserme, tutto con l’aiuto della Protezione civile. Ma il problema più grande, adesso, è il numero di dosi: troppo poche, con AstraZeneca che proprio ieri ha aggiunto un nuovo taglio a quelli già annunciati.
Una sforbiciata, l’ennesima, che rischia di mettere a dura prova la tenuta della già tormentata campagna vaccinale che, di certo, a prescindere dai ritardi delle multinazionali, non va velocissima (come ha ammesso l’ex viceministro della Salute Pierpaolo Sileri a Open). Su 4 milioni e 692 mila dosi consegnate, ne sono state somministrate finora 3 milioni e 456 mila, ovvero il 73,7 per cento. I vaccinati sono in tutto 1.328.162.
La chiamata alle armi per medici e volontari della Protezione civile
I motivi di questi rallentamenti sono stanzialmente due: la necessità di conservare le fiale per i richiami e la mancanza di strutture e personale sanitario per le somministrazioni. Problema che il nuovo premier vuole risolvere facendo una vera e propria chiamata alle armi. Volontari della Protezione civile (si parla di circa 300 mila persone), medici di famiglia, pediatri, infermieri, cambi bianchi di Asl e ospedali: saranno loro a occuparsi delle somministrazioni.
Un contributo rilevante arriverà dai medici di famiglia, circa 40 mila: sono diverse le regioni – Liguria, Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Lazio – che hanno sottoscritto accordi con i medici di medicina generale.
Vaccini per tutti senza conservare le fiale per i richiami (come gli inglesi)
Mario Draghi – che ieri ha parlato con i suoi ministri in una lunga e proficua conference call – ha le idee chiarissime: immunizzazione di massa il prima possibile, superando tutti i problemi ed evitando gli errori commessi in passato, scrive La Stampa. Ispirandosi al modello inglese (con Boris Johnson che ha iniziato a vaccinare tutti senza riservare dosi per il richiamo, ndr), l’ex presidente della Bce punta alla vaccinazione di massa subito, con tutte le dosi a disposizione, senza pensare a quelle da accantonare per il richiamo. Meglio una sola dose che niente.
Draghi, dunque, fa affidamento sul vaccino Astrazeneca, che dovrebbe garantire al nostro Paese 5 milioni di dosi entro fine marzo, e su uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Lancet secondo cui già con la prima dose l’efficacia del vaccino Astrazeneca sarebbe del 72 per cento e non del 60, come accertato dall’Ema, l’agenzia europea del farmaco. Questo significa che in tre casi su quattro proteggerebbe dalle forme lievi della malattia mentre garantirebbe una copertura quasi totale da quelle gravi.
Covid zero prima dell’estate
La seconda buona notizia è che se si sposta più in là il richiamo, addirittura a 3 mesi dalla somministrazione dalla prima dose, il vaccino Astrazeneca aumenterebbe la sua efficacia fino all’80 per cento. Una percentuale non troppo distante dai vaccini di Pfizer e Moderna. Numeri alla mano, se le multinazionali rispetteranno i tempi di consegna delle dosi, entro marzo potremmo avere 5 milioni di italiani vaccinati; da aprile a luglio altri 22 milioni senza considerare, poi, che nel secondo quadrimestre dovrebbero arrivare altre 12 milioni di dosi del vaccino Pfizer, 7,3 di quello Johnson&Johnson e 4,6 del Moderna.
L’obiettivo del Covid zero prima dell’estate potrebbe non essere più un’utopia. Il governo punta a mezzo milione di somministrazioni al giorno, come scrive il Corriere della Sera, per arginare la pericolosa avanzata delle varianti e il rialzo dei casi: ieri 251 decessi e 14.931 contagi con un lieve calo degli ingressi giornalieri in rianimazione.
Centri commerciali, stazioni e caserme per vaccinare tutti
La Protezione civile proverà a trovare le strutture per spingere sull’acceleratore della campagna vaccinale. Dalle stazioni di Brescia, Padova, Parma e Salerno a quelle di Milano Porta Garibaldi, Roma Ostiense e Napoli Afragola. E ancora Milano Centrale, Roma Termini e Torino Porta Nuova. Si valutano persino i parcheggi dei grandi centri commerciali: 955 strutture candidate e 33 outlet.
Spazio anche alle caserme dei vigili del fuoco, alle strutture della polizia, ai locali delle organizzazioni nazionali di volontariato, dalla Caritas all’associazione nazionale carabinieri fino alla Croce Rossa. Ci sono anche le strutture della Difesa, 41 aeroporti, 32 porti commerciali, 228 porti turistici. Serve una mobilitazione nazionale.
Addio primule, sì alle fabbriche
Intanto il governo Draghi potrebbe dire addio alle primule del commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri, nonostante le 4 offerte arrivate e nessun vincitore. Che, a questo punto, potrebbe non esserci mai. Nulla avranno da ridire le 4 aziende visto che il bando prevedeva che la procedura di assegnazione potesse essere interrotta in qualsiasi momento e senza possibilità di ricorsi. Insomma, costruire altre strutture non serve a niente: ce ne sono già diverse, a cui aggiungere poi le fabbriche messe a disposizione da Confindustria.
A dirlo è il presidente di Confindustria Carlo Bonomi a la Repubblica. «Siamo d’accordo con l’impostazione del presidente Draghi di coinvolgere i privati nel piano vaccinale. I dipendenti delle aziende aderenti a Confindustria sono circa 5,5 milioni, se consideriamo una media di 2,3 componenti per nucleo familiare potremmo vaccinare più di 12 milioni di persone. Siamo disposti a mettere le fabbriche a disposizione delle comunità territoriali nell’ambito del piano nazionale delle vaccinazioni. Abbiamo già inviato una nostra proposta operativa a Palazzo Chigi».
Foto in copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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