Corleone, si dimette il sindaco che aveva saltato la fila per il vaccino: «Ma rivendico ciò che ho fatto»

Dopo le indagini, il primo cittadino si era giustificato dicendo: «L’ho fatto perché sono l’autorità sanitaria del territorio»

Il sindaco di Corleone, Nicolò Nicolosi, si è dimesso in seguito alle polemiche scaturite dalle recenti indagini dei carabinieri del Nas. Stando a quanto scoperto dalle autorità, sia il sindaco di centrodestra che gli assessori della giunta si erano vaccinati contro il Covid 19 a metà febbraio, pur non rientrando tra le categorie stabilite dalla legge. «Ho passato una notte insonne a riflettere su questa decisione – ha detto all’Ansa – e ho concluso che è giusto che io rassegni le dimissioni. Anche se rivendico di aver fatto la scelta giusta nel decidere di vaccinarmi e di far vaccinare la Giunta».


Dopo le indagini, Nicolosi, 79 anni, si era difeso sostenendo che «il sindaco è l’autorità sanitaria del territorio: per questo mi sono vaccinato, avvertendo anche il presidente Musumeci». Il presidente regionale è intervenuto prendendo le distanze dall’evento: «Voglio esprimere la mia amarezza per quegli amministratori e per quei titolari di cariche pubbliche», ha dichiarato Nello Musumeci. «Non ci sono scuse e non ci sono giustificazioni per chi viola i protocolli».


Sospeso anche il direttore sanitario ospedale

Nella vicenda è rimasto coinvolto anche il direttore sanitario dell’ospedale di Corleone, sospeso per aver vaccinato il primo cittadino e la giunta violando così la circolare in vigore. «È stato violato un provvedimento regionale, che era stato consolidato da una pronuncia del Tar», ha dichiarato l’assessore regionale per la Salute, Ruggero Razza. «Per questa ragione ho dato mandato al direttore generale dell’Asp di Palermo di procedere alla sospensione del dirigente e di avviare i procedimenti disciplinari conseguenti».

Chi è Nicolosi

Originario di Bisacquino, Nicolosi era stato sindaco di Corleone una prima volta dal 2002 al 2007. Nel 2018 è stato rieletto con 3.587 voti in una lista civica di centrodestra. Quell’anno vinse sull’avversario Maurizio Pascucci, espulso dal M5s dopo essersi fatto fotografare con il marito di una nipote di Bernardo Provenzano e dopo essersi detto disposto a dialogare con i familiari dei mafiosi se questi avessero preso le distanze dai loro parenti. Nicolosi è stato anche deputato alla Camera e parlamentare di lungo corso all’Assemblea Regionale Siciliana (Ars) dal 1986 al 2001, prima con la Democrazia cristiana, poi con una lista civica.

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