La bufala dei vaccini anti Covid19 che causano le varianti del virus

Non ha alcun senso supporre che le mutazioni siano chimere generate dai vaccini

Cominciano a circolare nuove varianti, non ci riferiamo a quelle del nuovo Coronavirus, ma alle narrazioni sull’efficacia dei vaccini anti-Covid. Prendiamo per esempio quelle del dottor Salmaso. Un suo video comincia a venire condiviso in diversi Social. La sua narrazione sarebbe rafforzata dal Curriculum – cioè dal mero principio di autorità – infatti il medico avrebbe esercitato dal 1976 al 2011 come «specialista in Sanità pubblica», vanta in particolare un’esperienza di sette anni in Tanzania nel «controllo di epidemie, con la qualifica di «“Esperto del Ministero Affari Esteri”».  

La fallacia logica del principio di autorità sta nello sposare acriticamente una storia, quando a raccontarla è qualcuno col camice, meglio ancora se insignito del premio Nobel (non è questo il caso). Ciò che conta infatti è capire su quali basi possono reggersi certe affermazioni. Possiamo riassumere le idee del medico in due principali dichiarazioni: sono le nostre cellule che creano queste varianti, che sarebbero invece delle chimere, frutto dell’assemblaggio tra i Coronavirus comuni e le proteine Spike (S) del SARS-CoV-2; secondo il medico dovremmo puntare piuttosto sulla convivenza tra ospite e parassita.

Per chi ha fretta:

  • Non è possibile riconoscere le varianti Covid se prima non viene riconosciuto il genoma di appartenenza, ovvero quello univoco di SARS-CoV-2;
  • I sequenziamenti da cui sono emerse le varianti sono fatti con l’analisi molecolare RT-PCR, che riconosce la traccia genomica univoca che contraddistingue solo e soltanto SARS-CoV-2;
  • La tesi in base alla quale i vaccini anti-Covid genererebbero chimere formate da Coronavirus comuni potenziati con l’antigene di SARS-CoV-2 non trova riscontri nelle sperimentazioni cliniche dei vaccini già in distribuzione;
  • Anche a livello teorico, non vi sono basi per sostenere che i vaccini a RNA o a DNA approvati dagli enti sanitari mondiali diano origine a Coronavirus comuni mutati;
  • Salmaso non fa riferimento ad alcuno studio che dimostri un fenomeno simile riferito al contesto della pandemia attuale.

Analisi

Le varianti Covid vengono riconosciute nei campionamenti perché presentano alcune mutazioni rispetto al wild type, ovvero il genoma di partenza, per questo oggi si tiene conto anche della mutazione dominante D614G. Per esempio, una delle mutazioni che preoccupano maggiormente gli esperti è la E484K. Al momento non vi sono abbastanza evidenze che ci portano a essere certi del fatto che alcune varianti di maggiore preoccupazione (VOC) – come quella inglese – possano limitare l’efficacia dei vaccini o aumentare significativamente i casi gravi di Covid-19.

Questi vaccini di ultima generazione veicolano la sola informazione per far produrre gli antigeni di SARS-CoV-2 (le glicoproteine Spike (S) dentro le nostre cellule. Si tratta di proteine che il virus utilizza per infettare le nostre cellule, a loro volta lo rendono riconoscibile dal Sistema immunitario, che così sviluppa gli anticorpi.

Alcuni vaccini si basano su frammenti di RNA messaggero (per es. Pfizer e Moderna), altri utilizzano vettori virali, generalmente degli adenovirus, dove l’informazione per produrre gli antigeni si trova in un frammento di DNA (per es. AstraZeneca e Johnson & Johnson); in questo caso si avrà un passaggio intermedio, che porterà ad avere comunque RNA messaggero.

Abbiamo già visto che una volta utilizzato l’RNA, questo degrada. Messe quindi a congedo le tesi secondo le quali questi vaccini potrebbero modificarci geneticamente, è possibile invece che tale frammento genetico finisca per venire innestato nel genoma di altri Coronavirus comuni? 

Supponendo che le cose siano andate davvero così, il sequenziamento delle varianti nel Mondo non dovrebbe riportarne traccia. Noi abbiamo visto infatti delle mutazioni a partire dal wild type, non genomi di altri Coronavirus mutati. Tant’è vero che riusciamo comunque a riconoscere la presenza del genoma di SARS-CoV-2 con l’analisi molecolare RT-PCR, i primer che utilizziamo per riconoscere quella sequenza univoca del nuovo Coronavirus (quindi impossibile da trovare anche negli altri della stessa famiglia) funzionano ancora.

Conclusioni:

Stando alla narrazione di Salmaso, che effettivamente non vanta esperienze pregresse in virologia o in genomica (cosa che invece possono rivendicare gli esperti che consultiamo frequentemente), la conseguenza logica di tale ragionamento sarebbe che i casi di varianti Covid tracciati nel Mondo deriverebbero da analisi RT-PCR errate, che per qualche ragione non meglio spiegata, confonderebbero i Coronavirus comuni col SARS-CoV-2, e quindi le mutazioni dei primi verrebbero attribuite al secondo.

Abbiamo visto che alla luce dei fatti e della logica, tutto questo non avrebbe alcun senso; forse farebbe decadere persino la sospensione dell’incredulità al Cinema, nel contesto di un film catastrofista di serie B.

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