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Coronavirus, università in presenza ma solo «dopo Pasqua e a seconda delle zone»: l’annuncio della ministra Messa

08 Marzo 2021 - 22:30 Redazione
Maria Cristina Messa
Maria Cristina Messa
A gennaio il governo Conte aveva dichiarato che gli atenei avrebbero riaperto le porte già a febbraio, con lezioni sul posto al 50%

L’università riprenderà in presenza, con molta probabilità, ma solo dopo Pasqua. Dopo lo stop dovuto all’aumento di contagi da Coronavirus, la ministra Maria Cristina Messa ha assicurato che il governo farà di tutto per consentire agli studenti di «tornare nelle università nel secondo semestre a seconda delle zone». «Spero si riesca dopo Pasqua – ha detto la ministra – per lo meno aprirne una parte. Alcune attività come i laboratori sono ancora aperte – ha chiarito – più veloci andremo nella vaccinazione e più riusciremo a riaprire». A gennaio il governo Conte II aveva dichiarato che gli atenei avrebbero riaperto le porte già a febbraio, con lezioni in presenza al 50%. «Ho sollecitato i rettori a predisporre piani per la riapertura dell’attività a febbraio», aveva spiegato il ministro dell’Università e della ricerca Gaetano Manfredi.

Per il futuro, ha chiarito la ministra in un’intervista a Sky, «tutte le università useranno la Dad in maniera complementare alla presenza: se vogliamo rendere più internazionale la nostra università potremo condividere con le università straniere i percorsi, abbiamo ora le strutture per farlo». Per Messa, i ragazzi hanno bisogno di tornare in presenza, la fascia di età 19-22 anni è delicata per scelte e percorsi. «Mi scrivono tanti al II anno ancora non hanno potuto vedere un’aula universitaria e sono affranti come i ragazzi delle scuole», ha spiegato.

Donne e occupazione

In occasione della festa della donna, Messa ha poi spiegato quanto sia necessario promuovere l’occupazione femminile agendo su tanti piani. «A breve termine credo si debba agire sul mondo del lavoro e sul riconoscimento dell’equità salariale e sull’incentivazione nell’assunzione di giovani donne – ha spiegato – a medio termine bisogna agire avendo dato una formazione alle donne il più possibile completa e indipendente dagli stereotipi. Basta dire che le donne fanno studi umanistici e gli uomini scientifici. Su questo stiamo lavorando da anni ma si deve migliorare e incentivare le giovani a intraprendere qualsiasi tipo di studio vogliano». Infine, l’obiettivo a lungo termine è quello di «arrivare a sistemi paritari in tutti i nostri sistemi, dal mondo della politica a quello dell’industria, della formazione, in modo che non sia più un evento se a guidare una grande azienda o un’università c’è una donna».

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