Coronavirus, i primi due casi italiani di variante newyorchese sono stati identificati nelle Marche

Al momento non ci sono evidenze scientifiche sull’eventuale capacità della mutazione di resistere ai vaccini

Sono due i tamponi legati alla variante Covid newyorchese rilevati per la prima volta in Italia. A identificare la presenza della mutazione è stato il laboratorio di Virologia degli Ospedali riuniti di Ancona. La variante, a cui era stato attribuito il nome scientifico di B.1.526, si era diffusa gradualmente negli Usa. «Al momento – spiega il professore Stefano Menzo, direttore del laboratorio – non ci sono evidenze scientifiche sull’eventuale capacità di questa variante di evadere la risposta neutralizzante suscitata dagli attuali vaccini» contro il Coronavirus.


I due tamponi nei quali è stata identificata la variante newyorkese riguardano «due persone non apparentemente correlate, provenienti dalla provincia di Pesaro Urbino». L’identificazione della variante è avvenuta tramite «sequenziamento nucleotidico della proteina Spike che poi è stata confrontata con i database internazionali», ha aggiunto Menzo chiarendo come la variante sia «caratterizzata dalla mutazione E484K, che insiste sul sito di legame con il recettore, oltre ad altre 5 mutazioni aminoacidiche sulla stessa proteina».


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