Le nuove regole europee per aumentare il controllo sulle esportazioni di vaccini

Le proposta della Commissione europea divide gli Stati membri, ma una guerra commerciale dei vaccini non conviene a nessuno

La Commissione europea vuole il potere di bloccare le esportazioni di vaccini praticamente ovunque nel mondo. L’idea alla base della proposta è mostrare forza chiedendo «reciprocità e proporzionalità», e ottenere la propria parte di vaccini prodotti sul suolo dell’Unione europea. Ciò significa che la Commissione potrebbe bloccare non solo l’export verso i Paesi che non esportano verso l’Ue loro dosi (reciprocità), ma anche verso quelli che hanno un tasso di vaccinazione più elevato rispetto all’Ue (proporzionalità). Al di là delle dichiarazioni legalistiche, nel mirino di Bruxelles ci sono AstraZeneca e il Regno Unito, ma la revisione chiama in causa anche Stati Uniti e Canada.


Tuttavia, prima di entrare in vigore le regole devono essere approvate dagli Stati membri, e non tutti sono contenti di affidare un potere così grande ai funzionari della bolla di Bruxelles e mettere a rischio la reputazione dell’Ue come piazza del commercio globale. La questione sarà discussa nel Consiglio europeo di domani, e i toni potrebbero scaldarsi. Paesi che come Olanda, Belgio o Irlanda temono l’innescarsi di guerre commerciali e guardano alle restrizioni al libero mercato come fumo negli occhi. 


La proposta arriva nel giorno in cui La Stampa ha dato notizia della perquisizione delle autorità italiane di uno stabilimento di AstraZeneca ad Anagni, vicino Roma, dove sono state “scoperte” 29 milioni di dosi di vaccino. Secondo il giornale, le dosi provengono dallo stabilimento Halix di AstraZeneca, nei Paesi Bassi, un impianto non ancora approvato per la produzione dell’Ue. L’ispezione è avvenuta su richiesta della task force guidata dal commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton

La guerra commerciale dei vaccini

Se le minacce al Regno Unito – velate nella forma ma evidenti nella sostanza – diventassero azioni concrete, bisogna prendere in considerazione la ritorsioni di Londra. Pfizer e BioNTech hanno messo in guardia l’Ue sui rischi di un blocco alle esportazioni, in quanto le loro produzioni si basano su ingredienti prodotti in Inghilterra. Pfizer ha firmato un contratto con Croda, un’azienda chimica con sede nello Yorkshire. Se il Regno Unito dovesse reagire, la produzione di Pfizer/BioNTech nell’impianto del Belgio si fermerebbe in poche settimane.

Pfizer e BioNTech hanno anche avvertito del rischio di una carenza globale di nanoparticelle lipidiche, necessarie per vaccini mRNA. Pfizer avrebbe la possibilità di rivolgersi ad altri fornitori, ma le alternative non possono essere mobilitate in poco tempo. Per entrambe le sponda delle Manica quindi la conseguenza più grave di una guerra dei vaccini non sarebbe il ritardo della campagna vaccinale, ma l’impatto sulla reputazione di Ue e Regno Unito come luoghi sicuri dove investire, produrre e commerciare nel mondo.

Gli errori e i limiti dell’azione comunitaria

Il caso dei vaccini riflette la realtà di fondo delle disfunzioni dell’Unione. Affidare alla Commissione l’approvvigionamento dei vaccini era una scelta quasi obbligata, fare diversamente avrebbe causato asimmetrie e spaccature tra gli Stati membri, con dei conflitti interni ancora più laceranti di quelli internazionali. Tuttavia, la necessità di coordinare 27 governi rappresenta un limite, in questo caso insormontabile. Il coordinamento funziona in situazioni simmetriche, ma la vaccinazione di massa non rientra in questa categoria. 

Bruxelles non avrebbe potuto fare ciò che hanno fatto gli altri. Per esempio, Israele ha consegnato tutti i dati sanitari ai produttori, fare la stessa cosa nell’Ue ossessionata da privacy e protezione dei dati sarebbe stato impossibile. Il Regno Unito messo a capo della task force incaricata Kate Bingham, una venture capitalist con un lungo passato professionale tra i big dell’industria farmaceutica e delle biotecnologie delle principali aziende americane ed europee. Qui sarebbe stata respinta per conflitto d’interessi. Mentre gli Usa hanno offerto un credito immenso ai Big Pharma, inconcepibile per gli europei. Le cose sarebbero andate diversamente solo con un vaccino prodotto da un’azienda tutta europea, ma la stessa BioNTech tedesca ha scelto di avere un rapporto privilegiato con la FDA statunitense, non con l’EMA. 

Al di là dell’allarme e dei toni minacciosi, lo scenario di un blocco totale delle esportazioni è fuori discussione. Lo scopo razionale della proposta di Bruxelles è fare pressione su AstraZeneca o convincere il Regno Unito a condividere le sue dosi. Dietro le quinte infatti si sta cercando un accordo per evitare un’escalation e lo scenario di guerra commerciale dei vaccini. In ogni caso, nonostante l’annuncio di consegne ridotte anche da parte delle altre case farmaceutiche, il periodo di grave carenza di vaccini sta finendo e da metà aprile il problema dovrebbe essere per lo più risolto.

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