In Evidenza ENISiriaUSA
DIRITTICinaDiritti umaniGoverno DraghiItaliaSanzioni internazionaliUiguriUnione europea

La Farnesina condanna la Cina per le contro-sanzioni. E la Lega lascia l’aula durante l’audizione dell’ambasciatore

Il rappresentante di Pechino in Italia, Li Junhua, ha definito le accuse di genocidio sollevate da parte degli Stati Uniti e il Canada «fake news» e ha difeso la scelta della Cina di replicare alle sanzioni europee

I primi a reagire alle contro-sanzioni cinesi nei confronti di dieci persone e quattro entità dell’Unione europea il 22 marzo erano stati i vertici delle stesse istituzioni europee, come il presidente del Parlamento europeo David Sassoli che aveva annunciato che ci sarebbero state «conseguenze». Oggi è arrivata la condanna ufficiale anche da parte del ministero degli Esteri italiano, tramite la vice ministra degli Esteri Marina Sereni che ha trasmesso la posizione dello Stato italiano all’Ambasciatore cinese in italia, Li Junhua, a sua volta impegnato in un’audizione alla Commissione Esteri della Camera, evento che ha visto i deputati leghisti abbandonare l’Aula «non potendo accettare le parole del diplomatico di Pechino», come si legge in una nota del Carroccio.

«Sanzioni inaccettabili, ma dialogo resta aperto»

«L’Italia ribadisce la propria irremovibile posizione a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali ed esprime solidarietà nei confronti dei Parlamentari, accademici, think tank e funzionari europei colpiti dalle sanzioni cinesi», le parole della vice ministra. Confermato anche il sostegno del nostro Paese alle misure adottate dall’Unione europea che due giorni fa ha deciso di sanzionare quattro ufficiali cinesi dello Xinjiang e dell’ufficio per la pubblica sicurezza del Production and Construction Corps coinvolti nella repressione della minoranza musulmana e turcofona degli uiguri.

Dura la risposta della Cina che aveva deciso di sanzionare in totale cinque deputati europei, tre parlamentari nazionali, il Comitato politico e di sicurezza dell’Ue, la sottocommissione diritti umani del Parlamento europeo e due ricercatori del think tank Mercs e la Alliance of Democracies Foundation. Sanzioni che per la Farnesina sono «inaccettabili» in quanto ledono «i fondamentali diritti di libertà di espressione, parola, pensiero ed opinione, il cui esercizio è connaturato al pieno dispiegamento della democrazia e dei suoi valori, cui l’Italia e l’Unione Europea si ispirano». Nonostante le sanzioni, Sereni ha detto di auspicare «la prosecuzione del dialogo aperto e franco della collaborazione tra la Cina e l’Unione Europea».

La replica dell’Ambasciatore cinese

Nel suo intervento in Commissione Esteri della Camera l’Ambasciatore cinese Li Junhua ha ripreso la posizione ufficiale di Pechino per cui i campi di internamento degli uiguri servono a combattere il fondamentalismo di matrice islamica e a fornire formazione professionale. Sul «presunto genocidio degli uiguri sono state scritte tante bugie e fake news» ha dichiarato, in contrasto con quanto riportano la maggioranza dei media internazionali. «Ogni Paese interpreta i diritti umani in modo diverso», ha aggiunto Junhua che ha invitato i parlamentari a visitare lo Xinjiang e a «costatare di persona se è davvero in atto un genocidio».

Per quanto riguarda le sanzioni «la Cina è stata costretta a rispondere» perché «vittima di un’ingiustizia». Stando alle parole dell’Ambasciatore la Cina rimane pronta a collaborare nel quadro del «multilateralismo» ma all’insegna della «parità». «Quello che vorremmo e speriamo – aggiunge – è che i rapporto tra Cina e Ue mantengano il loro normale andamento». In serata arriva anche la “protesta ufficiale” da parte di Pechino con una nota dell’Ambasciata indirizzata alla Farnesina in cui viene fatto appello «alla controparte europea perché corregga gli errori commessi». La motivazione, è la stessa data dall’Ambasciatore nel suo intervento alla Commissione Esteri della Camera. «Queste misure da parte europea – si legge nella nota – sono un’alterazione della realtà, trasformano il bianco in nero e rappresentano una brutale ingerenza nella politica interna cinese».

Leggi anche:

Articoli di DIRITTI più letti