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Scontro nel Pd, Madia: «Per il capogruppo alla Camera cooptazione mascherata». Serracchiani: «L’autonomia è da sempre la mia cifra»

27 Marzo 2021 - 21:50 Giada Giorgi
E il capogruppo uscente Delrio risponde all'accusa di aver favorito la candidatura di Serracchiani: «Non me lo merito»

Debora Serracchiani non ci sta e risponde con toni fermi alle accuse di complotto da parte di Marianna Madia. «Non posso credere che Marianna intenda riferirsi a me come una persona cooptabile, e quindi dovrei supporre, non autonoma», ha dichiarato Serracchiani riferendosi alla lettera inviata da Madia ai democratici che la vedrebbero protagonista, insieme a Graziano Delrio, di sotterfugi per ottenere la poltrona di capogruppo Pd alla Camera. «No», continua Serracchiani nella lettera di risposta a Madia, «l’autonomia è stata la cifra della mia storia personale e politica, e anche quando sono stata accanto a qualcuno l’ho fatto lealmente, condividendo idee e mantenendo la libertà di giudizio». L’invito è al confronto senza «retropensieri», nella convinzione che «ogni collega del gruppo prenderà decisioni in libertà» perché nessuno si farebbe imporre «candidature calate dall’alto».

Delrio: «Ferito dalle accuse, nessun gioco di potere»

Le accuse di Madia nei confronti del capogruppo Pd uscente contenute nella lettera sono piuttosto chiare. «È stato proprio lui a chiedermi di mettermi in gioco con la mia candidatura insieme a quella della mia amica stimata Debora Serracchiani», ha scritto la candidata al resto del partito. «Ma da arbitro di una competizione da lui proposta si è fatto promotore attivo di una delle due candidate, trasformando ai miei occhi un confronto libero e trasparente in una cooptazione mascherata». Il botta e risposta tra le due in lizza per la poltrona alla Camera ora alimenta un caso da cui anche lo stesso Delrio, chiamato in causa da Madia, continua a prendere le distanze.

«Non ho invitato nessuno a candidarsi e nessuno a non farlo perché sarebbe stato poco rispetto della libertà», ha scritto nel pomeriggio il capogruppo uscente dei democratici, dichiarandosi «ferito oltremodo dalle accuse ricevute». Delrio ha poi chiarito di non aver mai fatto trattative, «anche perché ritengo di aver già fatto la mia parte», e di non sentirsi meritevole «delle accuse di manovre non trasparenti o di potere, visto che a quel potere ho voluto rinunciare lasciando immediatamente il mio incarico».

L’invito comune

Entrambe le lettere di risposta a Madia si concludono con l’invito di un passo indietro. «Mi ferisce perché i sospetti arrivano da una persona che ho stimato sempre e spero si tratti solo di amarezza», ha aggiunto Delrio. «Spero che i dubbi e gli equivoci che mai abbiano sfiorato Marianna possano essere presto dissipati», ha fatto eco Serracchiani.

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