Da «Scarface» a «Salò»: breve storia di cinque film finiti nel mirino della censura italiana

Hawks, Kubrick, Chaplin, Bertolucci, Pasolini: così negli ultimi decenni la censura ha mutilato alcuni dei grandi capolavori del cinema

Quella della censura cinematografica, in Italia, è una storia che comincia con il Regio Decreto n. 532 del 31 maggio 1914, attraverso cui viene approvato il regolamento per l’esecuzione dell’ordinamento censorio nazionale. Ieri, invece, la notizia che il ministro Dario Franceschini con la firma di un decreto ad hoc ha abolito «la censura cinematografica, superando definitivamente quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti». Di seguito, una selezione di cinque tra le tantissime pellicole – sono circa 2407 i soli lungometraggi – che subirono il tocco della censura.


Scarface – Lo sfregiato (1932)

Pellicola del 1932 con la regia di Howard Hawks, arrivò in Italia e nel 1946 venne autorizzato il doppiaggio del film a condizione che fossero alleggeriti i dialoghi più violenti, e che venisse eliminata la scena dell’uccisione del ferito in ospedale. Solo nel 1947, dopo una lettera di difesa della Società Titanus, venne approvata l’edizione doppiata senza condizioni.


Il grande dittatore (1940)

Charlie Chaplin entrò nell’Olimpo dei grandi registi di tutti i tempi grazie anche a Il Grande dittatore, film del 1940 che non vide la distribuzione in molti paesi fino al 1941 a causa del potere nazifascista in Europa. Addirittura in Italia il film non è stato proiettato fino al 1949: per l’occasione era stato distribuito con il titolo Il dittatore. Molti i tagli alla pellicola, tra cui il discorso finale di Chaplin, quasi dimezzato perché considerato troppo lungo. Altre modifiche rispetto all’opera originale coinvolsero il personaggio ispirato alla figura di Benito Mussolini.

Arancia meccanica (1971)

Uno dei capolavori di Stanley Kubrick al suo arrivo in Italia dovette fare i conti con la Commissione di revisione cinematografica che lo bollò come vietato ai minori di 18 anni, durante due revisioni della pellicola. Allora nel 1997 la Warner Bros Italia ricorse al Tar del Lazio, il quale respinse la richiesta. Gli avvocati della società fecero ricorso al Consiglio di Stato che, con sentenza del 10 aprile 1998, deliberò che al film venisse concesso «il nulla osta di circolazione in pubblico», con divieto per i minori degli anni 14.

Ultimo tango a Parigi (1972)

Solo a sentire il titolo, Ultimo tango a Parigi, è ancora dibattito fra i più critici sulla famosa scena del burro, che Maria Schneider ha descritto come un inganno di Marlon Brando e del regista stesso. Il film di Bernardo Bertolucci venne proiettato con tagli consistenti e il 30 dicembre 1972 fu sequestrato per «esasperato pansessualismo fine a se stesso». Da lì seguì un iter giudiziario lunghissimo, fino alla sua riammissione sul mercato, con la riabilitazione della pellicola solo nel 1987.

Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975)

Il film, presentato postumo nel 1975 a tre settimane dalla morte di Pier Paolo Pasolini, si vide negato il nulla osta di proiezione in pubblico. In appello, venne autorizzata la visione in sala con il divieto per i minori di 18 anni. La revisione della seconda edizione del film confermò di nuovo il divieto per i minori di 18 anni, ma con un ricorso al Tar la produzione riuscì ad abbassare l’età a 14 anni. Infine il Consiglio di Stato ripristinò definitivamente il divieto ai minori di 18 anni.

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