Addio alla censura sui film in Italia (finalmente): che cosa cambia ora per il cinema italiano

Attraverso un sistema di autoregolamentazione, saranno i produttori o distributori a classificare l’opera cinematografica

«Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti». L’annuncio arriva dal ministro della cultura, Dario Franceschini. Attraverso la firma di un decreto, il ministro ha istituito la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura con il compito di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori. L’intervento ai sensi della Legge Cinema introduce il sistema di classificazione e supera definitivamente la possibilità di censurare le opere cinematografiche: non è infatti più previsto il divieto assoluto di uscita in sala né di uscita condizionata a tagli o modifiche.


In altre parole «si mette in essere una sorta di autoregolamentazione – spiega nel dettaglio all’Ansa Nicola Borrelli, direttore della Direzione generale Cinema e audiovisivo – saranno i produttori o i distributori ad autoclassificare l’opera cinematografica, alla commissione il compito di validare la congruità». La Commissione, presieduta dal Presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, è composta da quarantanove componenti che sono stati scelti tra esperti di comprovata professionalità e competenza nel settore cinematografico e negli aspetti pedagogico-educativi connessi alla tutela dei minori o nella comunicazione sociale, nonché designati dalle associazioni dei genitori e dalle associazioni per la protezione degli animali.


Un passaggio importante per il cinema italiano. Tanti i film e i registi che nei decenni scorsi hanno subito pesanti censure. Tra questi, quasi tutte le piccole di Pier Paolo Pasolini, poi Ultimo Tango a Parigi di Bernardo Bertolucci che si vide distruggere tutte le copie del film, con la concessione di salvarne solo tre da tenere in custodia alla Cineteca nazionale come “corpo del reato”. Altri casi eclatanti riguardano La spiaggia di Alberto Lattuada (1954), persino Totò e Carolina di Monicelli (1955), Rocco e i suoi fratelli, La dolce vita, L’avventura, Dolci inganni, La ragazza in vetrina. Secondo il censimento fatto in occasione della mostra permanente del Ministero della cultura, Cinecensura, 274 film italiani, 130 americani e 321 provenienti da altri Paesi sono stati sottoposti a censura a partire dal 1944. Mentre quelli ammessi solo dopo modifiche sono stati oltre 10 mila.

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