La beffa ai cinema e teatri chiusi, per la messa di Pasqua tutti in sala. Il parroco: «Non era mica un film»

I lavoratori della Cultura insorgono: «Non è una questione di chiesa o non chiesa, ma di persone che fanno delle scelte poco rispettose verso la collettività»

Mentre tutti i cinema e teatri italiani sono ormai chiusi da oltre un anno per le norme anti-Covid, durante le giornate delle festività pasquali, a Fiorano Modenese, un cinema ha riaperto i battenti. Ma non si tratta di un cinema qualunque, bensì dell’ex Cinema Teatro Primavera, attualmente di proprietà della parrocchia di San Giovanni Battista. E data l’elevata affluenza prevista per le celebrazioni di Pasqua, il parroco di Fiorano, Don Antonio Lumare, ha deciso di aumentare i posti disponibili per seguire le funzioni, aprendo le porte ai fedeli nella sala cinematografica della parrocchia, per far loro seguire la messa in diretta proiettata sullo schermo dell’ex cinema. 


Le proteste dei lavoratori della Cultura e dello Spettacolo

Una decisione che, ovviamente, ha sollevato non poche polemiche tra i lavoratori del cinema e teatro. Tra questi Gino Andreoli, impiegato, attore e insegnante di teatro, che ha ripubblicato lo scatto su Facebook con alcune domande su quanto accaduto. «Era proprio necessario usare quel luogo? Ovvero un cinema e teatro. Ok, è di proprietà della parrocchia, non viene utilizzato a scopo di lucro – prosegue -, ma è e rimane un cinema e teatro». E Andreoli aggiunge: «Non è poco rispettoso verso tutte quelle persone (credendo e non) che in luoghi identici ci lavorano e da oltre un anno non possono farlo senza così perdere lo stipendio?», domanda ancora Andreoli. «Non è una questione di chiesa o non chiesa – chiosa -, ma di persone che fanno delle scelte, a mio avviso poco rispettose verso la collettività».


La risposta di Don Antonio Lumare

Don Antonio Lumare, in tutta risposta, contattato da la Repubblica, si è detto «sorpreso» per la portata della polemica, spiegando: «Il Dpcm vieta le attività teatrali e cinematografiche, ma noi non abbiamo fatto né l’una né l’altra. Quella sala non viene utilizzata come cinema da ormai 13 anni, non abbiamo neanche più la licenza: semplicemente l’abbiamo impiegata come salone perché non sapevamo come altro mettere a riparo i fedeli. Ovviamente non volevamo fare un affronto a nessuno». E Don Antonio aggiunge: «Ho sentito alcuni parroci delle chiese limitrofe e anche loro hanno utilizzato i saloni, e per il momento non sono arrivate richieste di chiarimenti». Inoltre, chiosa infine il sacerdote, «tutte le norme anti-Covid sono state rispettate: mascherine e igienizzante per tutti i fedeli» e, ovviamente, distanziamento tra i presenti. 

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