M5s, il divorzio da Rousseau è in salita. Il nuovo sistema di restituzione annunciato da Crimi agita la base

Se sembra condiviso dai deputati il sentimento di avversione nei confronti dell’associazione di Casaleggio, non tutti accettano il nuovo sistema di restituzioni annunciato dal reggente

Proseguono le riunioni interne al Movimento 5 stelle per l’assestamento del partito dopo gli stravolgimenti causati dall’insediamento del governo Draghi. Oggi, 9 aprile, i parlamentari hanno incontrato il reggente Vito Crimi. Domani e domenica sarà la volta di Giuseppe Conte. Dall’espulsione di una buona fetta del gruppo parlamentare all’addio, quasi certo, alla piattaforma Rousseau, i grillini cercano di darsi una nuova struttura per affrontare la sfida delle amministrative e reggere il consolidamento dell’alleanza con il Partito democratico. Parlando ai deputati, Crimi, da oltre un anno reggente del Movimento senza essere stato eletto dalla base – l’ultimo capo politico effettivamente votato è stato Luigi Di Maio -, ha spiegato che da aprile non ci sarà più alcun versamento a Rousseau, che le pretese dell’associazione di Davide Casaleggio sono infondate e che l’importo minimo che i parlamentari dovranno versare al Movimento passerà da 2.300 euro a 2.500 euro. Alle 21, ribadirà gli stessi concetti ai senatori 5 stelle.


Sede del Movimento e obiettivi della nuova rendicontazione

«La sede del Movimento 5 stelle – attualmente – si trova presso uno studio legale. Di fatto, si tratta di una casella dove vengono recapitate le notifiche, nient’altro». Crimi, introducendo il nuovo metodo di rendicontazione, ha anticipato quali saranno i costi che attendono il Movimento, da una sede centrale a Roma alla piattaforma digitale per la democrazia diretta. «Semplificheremo il sistema di rendicontazione. Fino ad ora le restituzioni hanno ottenuto i risultati sperati, anche quello di far conoscere il nostro approccio alla politica, con la riduzione degli stipendi». Come prima operazione di questa transizione che allontana i 5 stelle da Rousseau, «due settimane fa abbiamo aperto un conto corrente bancario a nome del Movimento».


L’obiettivo del nuovo sistema di rendicontazione è dotare il Movimento di una capacità economica per sostenere direttamente – senza scendere a compromessi con soggetti terzi – la piattaforma tecnologica, la democrazia diretta, la formazione dei portavoce e, in generale, le attività grilline. I soldi che i parlamentari verseranno da aprile serviranno «a dotarsi di uno strumento digitale proprio, per la comunicazione, per coinvolgere gli iscritti e per finanziare una segreteria organizzativa», ha detto il reggente. Alcuni tra i deputati presenti all’incontro hanno sollevato dubbi proprio sulla composizione, il ruolo e il costo di una nuova segreteria.

A Conte manca l’investitura, al Movimento lo strumento per cambiare lo statuto

«Stiamo facendo delle scelte senza avere un capo politico – ha replicato Stefano Buffagni -. Siamo un po’ in balia delle onde. Io credo che sia utile avere per iscritto il conto delle spese che sosterremo, per evitare lo stesso errore fatto con Rousseau. Chiedo un elenco preciso per sapere come verrano spesi i soldi». Più duro il deputato Filippo Gallinella, il quale ha richiesto che sia Conte a occuparsi di «queste scelte importanti, visto che il potenziale futuro capo politico è Conte. Io a scatola chiusa non prendo niente. Voglio che queste informazioni siano date da Conte, insieme alle nuove regole, al nuovo indirizzo politico. Aspettiamo Conte».

Per dare avvio al neo-Movimento – come lo stesso Conte l’ha ribattezzato – è necessario apportare dei cambiamenti allo statuto dei 5 stelle. L’unico strumento accettato dal paradigma grillino per intervenire sul regolamento interno è la consultazione degli iscritti. L’avvocato, per assumere la guida della formazione politica, avrebbe bisogno di essere eletto dalla base che, come ultima espressione della propria volontà prima che Rousseau interrompesse l’erogazione dei servizi digitali, aveva richiesto una comitato direttivo di cinque persone alla guida del Movimento. Non una leadership individuale, tantomeno un primus inter pares, condizione che comunque l’ex presidente del Consiglio non accetterebbe. Per realizzare una nuova piattaforma con le stesse funzionalità di Rousseau, tuttavia, servono almeno due mesi: un periodo molto lungo, considerando il vuoto di potere che aleggia nel Movimento e l’urgenza di elaborare una strategia per le elezioni amministrative.

Cambiano cifre e modalità di restituzione degli stipendi

Nel corso della riunione, Crimi ha illustrato il nuovo sistema di rendicontazione del Movimento. L’obbligo di esborso minimo per tutti i parlamentari di 2.300 euro diventerà di 2.500 euro, «1.500 euro rientrano nella restituzione alla collettività, 1.000 euro serviranno all’organizzazione del Movimento». Inoltre, altri mille euro – destinati già alle spese dei singoli parlamentari per il territorio – non saranno più rendicontati, «ma saranno forfettari», ha affermato Crimi, appellandosi alla buona fede dei parlamentari. Non saranno più devoluti all’associazione Rousseau i 300 euro mensili per il funzionamento della piattaforma.

Cosa cambia? «Anziché 2.300 euro più i 1.000 sul territorio, adesso l’importo minimo sarà di 2.500 euro. Riduciamo la parte totale da restituire non procedendo con la parte di rendicontazione aggiuntiva», ha spiegato Crimi. Ovvero, si allargano le maglie del controllo sugli 800 euro i parlamentari potranno spendere sul territorio «senza scontrini, senza fatture». Con il nuovo sistema, l’unica cosa che sarà richiesta «è la pubblicazione dei cedolini, a decorrere dal mese di aprile. Fino al 31 marzo, invece, tutte le rendicontazioni dovranno essere completate nella modalità finora vigente. Mi auguro che vengano fatte nel più breve tempo possibile, così non lasciamo strascichi, questioni, buchi e per rispetto dei colleghi che hanno rendicontato». Da aprile, infine, i versamenti avverranno in due importi su due iban diversi.

Federica Dieni, replicando a Crimi, ha sollevato alcune perplessità circa l’adesione al nuovo sistema di rendicontazione proposto dal reggente: «Per poter aderire o meno, bisogna avere chiaro tutto il progetto del nuovo Movimento 5 stelle. Quante sono le persone che lavoreranno per noi, quanto verranno pagate? Sono cose che dobbiamo sapere. Sentiamo anche dal nuovo capo politico Conte qual è la sua proposta di nuovo Movimento. Come diceva Galinella, ci sono decisioni che non possiamo prendere a scatola chiusa». Anche Mirella Liuzzi ha lamentato il fatto di non sapere come saranno spesi i soldi, di come sarà organizzata la segreteria. «Dobbiamo sapere a cosa stiamo contribuendo».

Nuova piattaforma e rapporto con Rousseau

Il reggente ha anche elencato le caratteristiche della nuova piattaforma digitale sulla quale il neo-Movimento dovrà rifondarsi. Primo, dovrà essere gestita in totale autonomia dal Movimento 5 stelle, sia nei contenuti che nella forma. Secondo, «dovrà rispondere all’esigenza di essere funzionale al perseguimento dell’attività politica e non del soggetto terzo che la gestisce». Terzo, le iniziative fatte all’interno di questo strumento tecnologico dovranno essere gestite da organi individuati all’interno del Movimento, «perché le decisioni e le rispettive responsabilità deve essere in capo a organi composti da persone elette, le quali rispondono delle proprie scelte a chi le ha votate».

«Rousseau ha parlato di inadempienze da parte del Movimento – ha detto Crimi, cambiando argomento -. Secondo i nostri consulenti legali, lo dico in modo da avere tutti un’informazione omogenea, non ci sono inadempienze del Movimento. Alcune inadempienze ci sarebbero, rispetto agli impegni assunti all’atto della candidatura, ma ascrivibili soltanto a una singola parte di parlamentari». Crimi ha sviscerato poi la cifra di 450 mila euro richiesta da Casaleggio ai 5 stelle: «La pretesa dei 450 mila euro di presunto debito comprende al suo interno ben 270 mila euro di quote di parlamentari che sono fuoriusciti dal Movimento».

«Non solo espulsi – ha concluso il reggente -, ma anche fuoriusciti autonomamente. Inoltre, in quel presunto debito, fanno rientrare persino il calcolo ipotetico delle quote che i parlamentari fuoriusciti avrebbero dovuto versare fino ad oggi. Riteniamo ancora più infondata la pretesa che il Movimento debba risarcire quelle quote». Crimi, infine, ha affermato di non poter escludere con certezza che la nuova piattaforma sia una costola di Rousseau – ipotesi che appare comunque improbabile visto l’ultimatum lanciato da Casaleggio -, «quello che so è che avremo bisogno sempre e comunque di una piattaforma tecnologica».

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