Non solo polmoni. Il virus colpisce l’apparato digerente fino al 50% dei casi. «Il ‘secondo cervello’ soffre lo stress da pandemia»

Reflusso, ulcere gastriche ma anche nausea, vomito e diarrea. Dai sintomi provocati da Covid-19 a quelli causati dal malessere psicologico: la prof.ssa e gastroenterologa Antonietta Lamazza dell’Umberto I di Roma spiega i dati degli ultimi mesi

È un virus respiratorio ma non risparmia stomaco, intestino e colon. La sintomatologia di Covid-19, studiata ormai da più di un anno, registra un insieme di casi riguardanti l’apparato digerente fino a una percentuale del 50%. Nausea, vomito, diarrea i segnali che accompagnano l’infezione. Reflusso, disturbi alimentari e ulcere gastriche invece sono solo alcuni dei problemi generati dall’ansia e dal forte stress da isolamento provocato dai numerosi mesi di restrizione vissuti. Quello che la scienza medica da sempre ha descritto come il secondo cervello dell’essere umano, l’intestino, è ora al centro di una difficoltà che coinvolge le più svariate fasce d’età. La dottoressa Antonietta Lamazza, medico gastroenterologo, professoressa dell’Università Sapienza – Policlinico Umberto I di Roma, parla con Open e spiega le principali conseguenze del periodo pandemico sull’apparato gastrointestinale.


«La letteratura riporta da un 7% fino a un 50% di disturbi gastro- intestinali legati a Covid-19. Un dato che varia anche a seconda delle nazioni: in Cina la percentuale è più bassa, negli Usa c’è una maggior incidenza. Questo non può non essere legato anche all’alimentazione e allo stile di vita. Per quanto riguarda il nostro Paese sono intorno al 15% con delle punte del 30%. L’ospedale Umberto I di Roma è una struttura Covid che al momento cura più di 500 posti letto attivati. Una delle richieste più frequenti che mi arrivano è quella di esami endoscopici per diarree molto forti, su cui le normali terapie non fanno alcun effetto. Un sintomo che spesso rimane anche dopo la negativizzazione, fino a 9-10 mesi».


Anche i cosiddetti Long Covid presentano quindi disturbi all’apparato digerente?

«Assolutamente sì. Tra le altre tracce c’è la nausea e l’inappetenza, che rimangono anche con più frequenza della mancanza del gusto e dell’olfatto. In questi giorni stiamo riscontrando sintomi simili anche sui vaccinati. Nei giorni successivi dell’iniezione soprattutto su soggetti giovani».

Per giovani cosa intende?

«Gli studenti di medicina del 6° anno per esempio e quindi con un’età che vai dai 23 ai 25 anni».

Dottoressa, perché un virus respiratorio attacca anche l’apparato digerente?

«Covid-19 attacca i recettori di un enzima chiamato ACE2, localizzato sulla mucosa degli alveoli polmonari ma non solo. Si trova anche nella mucosa di tutto l’intestino: stomaco, duodeno, intestino tenue, colon e retto. Ma anche in quella di fegato e reni. È per questo che in quadri gravi la malattia provocata dal virus diventa una malattia multiorganica».

A proposito di multiorganicità, lo stress psicologico di questi mesi non ha impattato soltanto sulla mente. Come ha reagito il nostro secondo cervello?

«In maniera molto forte. Il malessere psicologico avvertito non solo dai pazienti Covid ma anche da chi non ha contratto il virus ha raggiunto livelli importanti. Un segnale che a livello gastrointestinale ha rappresentato tale disagio è la larghissima diffusione della sindrome del colon irritabile. 1 paziente su 2 ne è affetto: gonfiore, mal di pancia, tensione addominale sono sintomi frequentissimi».

Stress e rapporto con il cibo sono altri due fattori che in tempo di pandemia hanno rafforzato la loro connessione.

«Senza dubbio. Tra i giovani si sono sviluppati molti sintomi da malattia da reflusso gastroesofageo o anche ulcere gastriche o duodenali da stress. Approcci già problematici con il cibo sono stati potenziati enormemente dall’isolamento, alimentando disturbi alimentari di diverso genere. Certamente il punto di partenza è anche culturale. Formare all’importanza di un’alimentazione giusta e nutriente è un elemento di prevenzione importante, così come quello sulla corretta percezione del proprio corpo.

Rispetto alle età più avanzate invece il problema dei diverticoli è uno dei più diffusi, si parla del 60% della popolazione. Anche qui l’alimentazione scorretta influisce in modo enorme. E nel caso degli anziani, l’essere costretti a isolamento e solitudine ha portato a una trascuratezza maggiore dello stile di vita alimentare. Nei casi meno gravi, avrebbero bisogno di una dieta ricca di fibre e di acqua. In caso di infiammazione forte serve ricorrere a un’alimentazione perfino semiliquida. Il non essere seguiti a stretto raggio da figli e familiari perché lontani e impossibilitati dalle restrizioni ha sicuramente influito nel rispetto di queste importanti direttive».

Ha parlato spesso di casi meno gravi e più gravi. Lo screening rimane purtroppo un’altra forte urgenza

«Su questo fronte la situazione registrata è drammatica. Sono mesi che segnaliamo un fortissimo aumento di neoplasie in fase avanzata. I pazienti che vengono in ospedale arrivano proprio quando non possono farne a meno. La paura di avvicinarsi alle strutture sanitaria ora è maggiore. Per questo la popolazione di pazienti molto gravi registrata nel nostro ospedale nel 2020 è raddoppiata rispetto al 2019. E questo non può che essere un dato drammatico se pensiamo che nel cancro del colon-retto, ad esempio, in caso di diagnosi precoce è il 90% dei pazienti a guarire, in caso di fase avanzata soltanto il 50%. La capacità di screening e prevenzione è da recuperare al più presto anche dalla parte di una sanità giustamente concentrata sull’emergenza virus. L’assenza di un efficiente monitoraggio provoca oltre il 10% di neoplasie all’anno. Individuare e togliere un polipo al tempo giusto significa salvare una vita».

Dottoressa, quando si parla di intestino, in ballo c’è la salute del nostro intero sistema immunitario. In un momento come questo è forse importante farlo sapere o ribadirlo

«Il nostro apparato gastrointestinale ha un sistema immunitario fortissimo. La forza sta nella barriera intestinale capace di difenderci da qualsiasi elemento non buono che ingeriamo. Per farla funzionare però è essenziale tenere in buono stato il cosiddetto microbiota: un insieme di batteri “buoni”, per la maggior parte, ma anche, funghi e virus che costituiscono un vero e proprio organo di difesa. E non difende soltanto dalle malattie intestinali ma da patologie a tutti i livelli, come quelle autoimmuni per esempio».

Cosa fare per far funzionare una difesa così importante?

«Ancora una volta l’alimentazione rimane centrale. I probiotici contenuti nello yogurt sono l’ideale per esempio. O anche i fermenti lattici. Siamo in un momento in cui è difficile ricordarsi che oltre al virus SARS- CoV2 ci sono altri importanti aspetti della nostra salute da tutelare. Fondamentale è capirne la profonda connessione».

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