Immigrazione, la Ue punta sui rimpatri e si affida (ancora) a Frontex. L’eurodeputata Rego: «Così Bruxelles ricatta i Paesi d’origine»

Il piano presentato oggi dalla Commissione prevede di destinare risorse ai rimpatri volontari, rafforzando il mandato dell’agenzia per il controllo delle frontiere, già al centro di diverse inchieste internazionali

Dopo la morte di 130 migranti al largo della Libia a cui l’Europa per ore si sarebbe rifiutata di fornire aiuto, secondo quanto denunciato dall’Onu, Bruxelles prova a rilanciare una strategia immigratoria che tuteli la vita umana. Quella «delle 130 vite perse nel Mediterraneo» nei giorni scorsi è «una tragedia europea», ha commentato oggi la Commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson. Per rispondere a quella che per molte Ong sembra più che una tragedia, un disastro annunciato, l’Europa ha deciso di mettere da parte il piano sull’accoglienza per dare invece spazio a una strategia sui rimpatri.


«Dobbiamo fare di tutto per salvare vite. Per questo abbiamo bisogno» che il Patto sull’asilo diventi operativo, ha dichiarato Johansson. Il nuovo patto sull’immigrazione prevede un rafforzamento delle operazioni di rimpatrio volontario verso i Paesi d’origine. «Solo circa un terzo delle persone senza diritto di soggiorno nell’Ue torna nel proprio Paese di origine e di coloro che lo fanno, meno del 30% lo fa volontariamente. I rimpatri volontari sono sempre l’opzione migliore: mettono l’individuo al centro, sono più efficaci e meno costosi». Secondo il Parlamento europeo, il rimpatrio volontario costa meno di quello forzato. Si stima che un allontanamento forzato costi in media 3.414 euro, contro 560 euro di quello volontario, e 2.500 da un Paese di transito.


Meno costosi di quel piano per la ricollocazione dei migranti naufragato nello stesso mare in cui sono naufragate centinaia di persone a partire dal 2015, da quando le quote di ricollocazione tra i Paesi membri non hanno funzionato. Soprattutto a causa dell’opposizione dei Paesi del nord e dell’Est Europa. Bruxelles ha così deciso di rivolgersi nuovamente a Frontex. Sarà l’agenzia per il controllo delle frontiere europee a capo del nuovo piano per i rimpatri.

La stessa agenzia che, secondo inchieste internazionali, è responsabile di respingimenti illegali di migranti provenienti dalla Turchia al largo delle Isole greche. Anche il Parlamento europeo, a febbraio, ha aperto una commissione d’inchiesta sul lavoro di Frontex, già al centro di un’indagine dell’antifrode europea per aver organizzato feste per 2 milioni di euro. Nel documento preparato dalla Commissione europea, tra i compiti previsti dal mandato di Frontex, ci sarà quello di aumentare il numero delle operazioni di ritorno, tra cui appunto quelle sui rimpatri volontari.

La Commissione europea pensa che «mescolando parole come “ritorno” e “volontario” il suo piano per deportare migliaia di migranti suonerà meglio», commenta a Open Sira Rego, eurodeputata del gruppo di monitoraggio del Parlamento europeo su Frontex. «Ma quello che la Commissione ha annunciato oggi è solo l’agenda dettata da Orban, Duda e Jansa. È solo il desiderio di Salvini, Le Pen e Abascal». «Questo piano rafforza il ruolo di Frontex come agenzia ufficiale per le deportazioni dell’UE – aggiunge Rego -. La stessa Agenzia che la scorsa settimana ha fatto annegare 130 persone nel Mediterraneo».

Una politica che secondo Rego l’Ue porta avanti da tempo. Bruxelles «insiste nel ricattare i Paesi d’origine condizionando i fondi per lo sviluppo alla riammissione di chi viene espulso dall’Europa. È quello che l’Ue fa con l’Afghanistan da diversi anni e che ieri è stato firmato in un altro vergognoso accordo. È quello che fa l’Ue fa quando rimanda in Libia le persone bloccate in mare». L’Ue deve «creare un’agenzia pubblica europea di ricerca e soccorso. Deve smantellare Frontex. Deve creare una volta per tutte percorsi sicuri e legali verso l’Europa».

Percorsi che, secondo il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, continueranno a essere assicurati. «L’Europa rimarrà una destinazione di asilo per coloro che fuggono da persecuzioni e guerre». Tuttavia, coloro «che non hanno diritto di soggiorno dovranno essere rimpatriati nei loro Paesi di origine. Non farlo mina la credibilità del nostro sistema e ci impedisce di proteggere coloro che ne hanno bisogno».

Foto copertina ARIS MESSINIS / AFP

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