«È dai tempi dell’Inquisizione contro Galileo che non si impugna il lavoro di un ricercatore». Andrea Crisanti commenta così l’indagine della Procura di Padova che lo coinvolge, mentre lui fa da consulente a quella di Bergamo sulle chiusure della zona rossa nell’ambito della gestione della pandemia di Coronavirus. «Se andranno avanti si renderanno ridicoli davanti alla comunità scientifica internazionale», dice. Tutto nasce dall’esposto presentato da Azienda Zero, il braccio operativo della Regione Veneto. Nel documento si fa riferimento alle critiche del microbiologo al sistema di prevenzione voluto da Zaia, che avrebbero gettato discredito sulla sanità veneta. Così a inizio marzo i magistrati hanno aperto un fascicolo per procedere nei confronti di Crisanti per diffamazione.
Crisanti: «I tamponi scelti dalla Regione Veneto non sono affidabili»
«Si tratta dei tamponi – chiarisce Crisanti in un’intervista a La Stampa -. Ho scritto un articolo scientifico in cui si dimostra che i tamponi scelti dalla Regione Veneto non sono affidabili e loro hanno ritenuto che avesse valenza diffamatoria. Ne prendo atto. E ancora: «Ho testato in laboratorio i tamponi antigenici scelti dalla Regione confrontandoli con i molecolari e sono affidabili al 70 per cento, meno del dichiarato. E’ un problema di quel tipo di tamponi, che si possono usare per screening di massa su scuole e aziende, ma se li si adotta al posto dei molecolari si commette un’imprudenza e questo è quello che volevo dimostrare con la mia ricerca».
Per lo scienziato il metodo dei test a tappeto e del conseguente isolamento dei contagiati è l’unico modo per anticipare il virus. «Da mesi considero tutti gli antigenici inaffidabili, non solo quelli scelti dal Veneto, e mi sono espresso più volte in tal senso – ricorda -. La trasmissione Report ha ricostruito la vicenda in modo organico e il mio contributo affatto polemico ha contribuito a ristabilire i fatti. Con il Presidente Zaia non ci sentiamo da mesi e per me la diatriba con lui è acqua passata».
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