Locatelli assicura: «Il richiamo dopo 42 giorni non cambia l’efficacia di Pfizer»

Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità: «L’aumento dell’intervallo tra le due dosi ci permette di somministrare più dosi». L’azienda ribatte: «Dosaggi alternativi rispetto a quelli indicati dagli studi sono competenza delle autorità sanitarie»

La decisione dell’Italia di estendere da 21 a 42 giorni la finestra temporale per la somministrazione del richiamo dei vaccini anti-Covid a mRNA, come i preparati di Pfizer o Moderna, sta generando diversi diverbi tra case farmaceutiche produttrici e autorità sanità italiane. Solo ieri Valeria Marino, direttore medico in Italia di Pfizer, aveva ribadito che «il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni», e che al momento non esistono «dati su di un più lungo range di somministrazione, se non nelle osservazioni di vita reale, come è stato fatto nel Regno Unito». Una raccomandazione che ha creato confusione, scontrandosi con quelle che sono le indicazioni per la campagna vaccinale italiana. Tant’è che a intervenire sul tema oggi è stato il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, difendendo la decisione italiana di estendere i tempi tra prima e seconda dose per i vaccini a mRna. «Da medico rispondo in maniera molto chiara: l’intervallo tra la prima e la seconda somministrazione del vaccino prolungato ai 42 giorni non inficia minimamente l’efficacia dell’immunizzazione, e ci permette di riuscire a somministrare molte più dosi di vaccino». 


Locatelli: «È possibile prolungare l’intervallo tra le due dosi senza inficiare l’efficacia dei vaccini»

Locatelli, intervenendo ai microfoni di Agorà su Raitre, ha ribadito che pur comprendendo «che chi lavora nell’industria abbia atteggiamenti molto protettivi rispetto agli studi condotti e questi studi riguardavano principalmente un intervallo di 21 giorni tra le due dosi», esistono «studi che si sono andati ad accumulare e hanno esattamente indicato quel che dicevo prima». Di conseguenza, «affermazioni come quelle che abbiamo sentito ieri (da Pfizer) rischiano solo di creare sconcerto e credo che sarebbero auspicabilmente evitabili». Secondo il presidente del Css e del Cts è possibile «prolungare, per quanto possibile, l’intervallo tra le due somministrazioni senza andare a inficiare efficacia». Tradotto: «42 giorni di distanza per vaccini a mRna e 12 settimane per vaccini a vettore adenovirale (AstraZeneca)». 


Pfizer: «Le raccomandazioni sui regimi di dosaggio alternativi sono di competenza delle autorità sanitarie»

Pfizer, in una nota, ha specificato: «Per la nostra azienda non è in discussione il piano vaccinale, l’azienda si limita a riportare quanto emerso dagli studi registrativi». «Le raccomandazioni sui regimi di dosaggio alternativi», spiegano dall’azienda, sono infatti «di competenza delle autorità sanitarie e possono includere raccomandazioni dovute a principi di salute pubblica». «La nostra posizione si legge ancora – è supportata dal riassunto delle caratteristiche di prodotto e dall’indicazione concordata con le autorità regolatorie sulla base dei dati del nostro studio di fase 3 effettuato con 2 dosi a 21 giorni di distanza». Porte chiuse da parte dell’azienda statunitense all’Italia? Nient’affatto. Pfizer ribadisce: «Rimaniamo impegnati nel nostro dialogo continuo con le autorità sanitarie e i governi, e nei nostri continui sforzi di condivisione dei dati per contribuire a informare qualsiasi decisione di salute pubblica volta a sconfiggere questa devastante pandemia». 

Foto in copertina: ANSA/FABIO FRUSTACI

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