Strage di Mottarone, l’interrogatorio del responsabile del servizio Tadini: «Sapevamo del problema alla cabina da un mese e mezzo»

Arrestate tre persone: sono accusate di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti per la prevenzione degli infortuni

Durante gli interrogatori andati avanti per tutta la notte, le persone arrestate all’alba per la strage della funivia Stresa-Mottarone hanno ammesso che «il freno non è stato attivato volontariamente». A confermarlo è stato il tenente colonnello dei carabinieri Alberto Cigonani dopo i fermi del gestore dell’impianto Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone, il direttore dell’esercizio Erico Perocchio – che secondo il suo legale non sarebbe ancora stato sentito dagli inquirenti – e il responsabile del servizio, l’ingegnere Gabriele Tadini. I tre sono accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime. I tre fermi per la procuratrice Bossi sono «uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti che abbiamo svolto. Nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale».


FRAME DA VIDEO LOCAL TEAM/ANSA | Un’immagine ravvicinata presa dal video di Local Team della cabina della funivia del Mottarone precipitata domenica 23 maggio 2021 uccidendo 14 persone

La funivia Stresa-Mottarone era tornata in funzione dallo scorso 26 aprile e da «più giorni viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi» ha spiegato la procuratrice Bossi. Le anomalie sull’impianto però erano note anche prima della ripartenza dello scorso mese. Nel frattempo però erano scattate le riaperture a livello nazionale, con l’allentamento delle misure restrittive anti Covid. L’attività è comunque tornata operativa nonostante «gli incidenti si sono verificati con cadenza se non quotidiana comunque molto frequente». Lo scorso 3 maggio erano quindi partite le richieste per una serie di interventi tecnici, che però hanno solo rimediato al problema «ma non erano stati risolutivi».


L’interrogatorio

Tadini, il responsabile del funzionamento della Funivia del Mottarone, durante l’interrogatorio ha raccontato che quella del blocco della funivia era diventata una «preoccupazione»: per questo, con gli altri gestori, stava «studiando quale poteva essere la soluzione per risolvere il problema» al sistema frenante di sicurezza. «Quella cabina aveva problemi da un mese o un mese e mezzo» e per cercare di risolverli sono stati effettuati «almeno due interventi tecnici», ha poi ammesso in un interrogatorio che è durato circa 4 ore.

Ipotesi di nuovi indagati

Potrebbero esserci presto nuovi indagati nell’inchiesta sulla strage di Mottarone. Secondo quanto si apprende in ambienti legali, gli inquirenti stanno infatti valutando la posizione di altre persone. Al momento sono tre le persone accusate di omicidio colposo plurimo, arrestati all’alba del 26 maggio per avere disattivato i freni d’emergenza della funivia. Il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, ha parlato di «una scelta deliberata e assolutamente consapevole» riferendosi all’inserimento del forchettone che avrebbe impedito alle ganasce dei freni di entrare in funzione. «Per quello che ci risulta oggi il forchettone è stato inserito più volte, non sono in grado di dire se in maniera costante o solo quanto si verificavano questi difetti di funzionamento. Certamente domenica non è stato il primo giorno e questo è stato ammesso». Un azzardo voluto e ripetuto, quindi, che avrebbe messo a rischio la vita di decine di persone salite sulla funivia di Stresa.

«Non si è trattato di una omissione occasionale o di una dimenticanza», ha continuato Bossi, «ma la scelta precisa di disattivare questo sistema di emergenza per ovviare quelli che erano degli inconvenienti tecnici, che si stavano verificando sulla linea, dovuti proprio ad un malfunzionamento del sistema frenante di emergenza. Disattivandolo la cabina poteva fare le sue corse senza problemi». Nella mattina di oggi è stato trovato anche un secondo forchettone nei boschi del Mottarone. Alle indagini dunque si aggiunge un ulteriore elemento utile a chiarire le dinamiche e le responsabilità della tragedia.

I due interventi tecnici che non hanno risolto il problema

Secondo gli inquirenti, sarebbero stati eseguiti due interventi tecnici sull’impianto dall’azienda incaricata della manutenzione. «Uno è del 3 maggio scorso» spiega Bossi, «e uno precedente». Ma il problema non sarebbe stato risolto, da lì «la decisione di bypassare la questione e di disattivare il sistema di frenata d’emergenza».

La sindaca di Stresa: «Strage che si poteva evitare»

«La notizia di questa mattina è un’ulteriore mazzata», ha detto la sindaca di Stresa Marcella Severino che nelle ultime ore si è recata a Torino per far visita al piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla strage, attualmente ricoverato presso l’Ospedale infantile Regina Margherita. «Questa volta sappiamo che la tragedia si poteva evitare. Il buono e il cattivo c’è ovunque, persone così spero ce ne siano pochissime» ha aggiunto riferendosi ai tre arrestati. Severino ha raccontato di non aver potuto vedere Eitan ma di aver parlato con i medici e con la zia del bambino di cinque anni. «La zia Aya è una gran bella persona che sta trovando tutta la forza che serve per stare vicino al nipotino, Eitan è in buone mani».

Immagine di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

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