Il giallo di Saman, parla il fidanzato: «Due anni fa sfuggì a un matrimonio combinato»

I servizi sociali del Comune di Novellara che seguivano la ragazza la avevano messa in guardia sui rischi che avrebbe corso se fosse tornata a casa. Da oltre un mese di lei si sono perse le tracce

Emergono nuovi dettagli sulla vicenda di Saman Abbas, 18enne di origine pakistana che viveva in provincia di Reggio Emilia, scomparsa il 30 aprile dopo aver rifiutato un matrimonio combinato con suo cugino. «Nessuno poteva obbligare la ragazza a rimanere in comunità senza la sua volontà, vista la sua maggiore età, ma i servizi sociali le hanno ripetutamente spiegato i rischi che poteva correre allontanandosi», spiega al Resto del Carlino Elena Carletti, sindaca di Novellara. Chi si prendeva cura di lei nella comunità bolognese, dove era stata collocata per essere protetta dalle ritorsioni dei genitori, denunciati lo scorso ottobre per le nozze forzate, aveva avvertito Saman: «Se torni a casa rischi di essere portata forzatamente in Pakistan, in una località inaccessibile. O che ti ammazzino».


L’omicidio da parte dei famigliari è, al momento, l’ipotesi più accreditata. In uno dei filmati al vaglio della procura si vede la ragazza uscire di casa con uno zaino chiaro in spalla, muovendosi verso il retro dell’abitazione insieme ai genitori. Qui, secondo la pista che segue la procura, sarebbe stata consegnata all’esecutore materiale dell’omicidio, suo zio. Dopo una decina di minuti, il padre e la madre di Saman fanno rientro in casa senza di lei. Poi il padre torna nuovamente nei campi per qualche minuto, e questa volta ritorna nella sua residenza portando lo zaino della figlia. Quello è il lasso di tempo in cui dovrebbe essere stata assassinata. Ad oggi, il corpo di Saman non è stato ancora ritrovato.


Il racconto del fidanzato segreto

Intanto, a corroborare l’ipotesi dell’omicidio, il racconto del fidanzato della 18enne. «Già due anni fa, Saman si era opposta a un primo matrimonio combinato dal padre. Voleva denunciarlo allora», ma non lo fece. Il 21enne di origini pakistane che ha consegnato ai carabinieri lo spaccato della vita di Saman non vive in Emilia: ha conosciuto la ragazza sui social, nel 2019. La loro relazione si è mossa principalmente sulle piattaforme digitali, ma i contatti erano costanti. L’estate scorsa, poi, gli incontri dal vivo sono iniziati a essere più frequenti. Saman ha raccontato al suo fidanzato che, nella casa di famiglia, viveva da reclusa, «senza nemmeno poter uscire per andare a fare la spesa».

«Mi diceva che aveva paura», aggiunge il giovane. Lui stesso sarebbe stato minacciato dal padre della giovane scomparsa. Non direttamente, ma con delle frasi riportategli da Saman, «terrorizzata dal padre». Un altro giovane pachistano, il quale sarà presto ascoltato dagli inquirenti, dice che la giovane, poi, temeva anche il controllo di «zio e cugini – perché sapeva che – la stavano cercando». Nel suo racconto, il ragazzo di nome Amjad spiega che Saman «voleva bene solo al fratello, l’unico della famiglia che le mancasse».

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