Alzhemeir, negli Usa approvato il primo farmaco dopo 20 anni di attesa. Ma è scontro tra gli scienziati

Si chiama Aducanumab e sarebbe in grado di intervenire sul decorso della malattia prima della fase degenerativa. I dubbi sulla reale efficacia però non mancano: l’Fda approva a patto che siano eseguiti ulteriori studi

Dopo quasi 20 anni di studio, il primo farmaco contro l’Alzhemeir viene ufficialmente approvato dall’Fda americana. Si chiama Aducanumab ed è prodotto dalla multinazionale di Cambridge Biogen. L’anticorpo monoclonale prenderebbe di mira quell’accumulo di proteine ​​anomale nel cervello, chiamate amiloidi, ritenute causa proprio del morbo di Alzheimer. La cura a base di Aducanumab consterà di un’iniezione al mese per via endovenosa e nella terapia contro l’Alzheimer dovrebbe contribuire a rallentare il declino cognitivo dei pazienti che si trovano allo stadio iniziale della malattia. Un trattamento che non ha precedenti e che non si limita ad aggredire soltanto i sintomi della demenza ma agisce sul corso stesso della malattia prima della fase degenerativa.


Gli studi eseguiti finora per sconfiggere una delle più devastanti malattie dell’età avanzata sono stati a dir poco complessi: la maggior parte dei farmaci progettati nel corso degli anni ha tentato invano di eliminare le placche anomale causa del morbo. E anche il traguardo raggiunto dall’Aducanumab sembra non essere esente da dubbi e controversie. La Fda ha ammesso che gli studi presentati non hanno fornito prove di efficacia complete e di aver approvato per questo il farmaco a condizione che l’azienda produttrice conduca un nuovo studio clinico. Nel frattempo il il farmaco sarà comunque a disposizione dei pazienti, con un monitoraggio attento della fase 4 e cioè quella successiva alla messa in commercio. In caso di fallimento l’Fda si dichiara pronta a revocare il verdetto a favore pronunciato.


Tutti i dubbi sul nuovo farmaco

La decisione della Fda sembra essere stata presa nonostante l’opposizione della commissione indipendente dell’agenzia e di altri scienziati esperti di Alzheimer secondo i quali non ci sarebbero prove sufficienti a dimostrare che il farmaco sia davvero in grado di aiutare i pazienti. Risale all’anno 2019 l’interruzione di ben due studi da parte dell’azienda produttrice Biogen a causa di una dichiarata inefficacia dei farmaci. In seguito però la società aveva annunciato una nuova analisi su pazienti che avevano assunto i farmaci per più tempo mostrando come una dose elevata di Aducanumab fosse capace di rallentare il declino della memoria, delle capacità di pensiero e di svolgere attività nella vita quotidiana. Da lì la valutazione dei dati raccolti da parte dell’Fda che, dopo aver rigettato la richiesta già nel novembre scorso, ora sembra favorevole all’utilizzo del primo farmaco per Alzheimer dopo 20 anni.

Le armi contro il morbo finora disponibili

Sebbene il morbo di Alzheimer sia stato identificato per la prima volta più di un secolo fa, i trattamenti efficaci nel corso degli anni si sono dimostrati piuttosto deboli. I pochi farmaci per l’Alzheimer attualmente in uso sembrano avere effetti limitati: nel migliore dei casi aiutano alcune persone ritardando il peggioramento dei sintomi, anche se in seguito progrediscono più velocemente. Come nel caso dell’Aducanumab, anche l’Aricept, farmaco approvato più di 20 anni fa, subì forti opposizioni da parte di alcuni esponenti della comunità scientifica. Quella che da molti allora fu considerata una svolta in effetti si rivelò una soluzione del tutto limitata e provvisoria: tutt’ora il rallentamento del declino mentale di pochi mesi provocato dall’Aricept a lungo termine non rappresenta una differenza rilevante sull’effettivo decorso degenerativo della malattia.

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