AstraZeneca, due casi sospetti frenano gli open day per i giovani in Liguria: «Almeno 600 rinunce». I medici: «Diamolo solo agli anziani»

Il rifiuto di massa dopo gli ultimi due casi di trombosi post-somministrazione. I medici genovesi: «Uso politico della campagna di somministrazione ai “volontari”»

Dopo il caso di reazione avversa al vaccino AstraZeneca riscontrato in una ragazza di 18 anni, attualmente ricoverata in prognosi riservata al San Martino di Genova, sono 600 i giovani secondo Il Secolo XIX che hanno rinunciato al prossimo open day in cui era prevista la somministrazione del prodotto anglo-svedese nel capoluogo ligure. «Non faremo altri open day finché ci sono ancora disponibilità nelle liste, ma in mancanza di certezze non cambieremo la campagna vaccinale: è prematura fare considerazioni sul caso», ha detto il governatore della Liguria Giovanni Toti dopo il rifiuto di massa. E a infuocare il dibattito sulla sicurezza del siero AstraZeneca arriva anche la lettera firmata da 24 medici vaccinatori volontari di Genova, che in un comunicato hanno sollevato dubbi sui «punti deboli» del vaccino anti-Covid che può «causare trombosi venosa associata a diminuzione delle piastrine soprattutto tra le giovani donne».


I dubbi dei 24 medici

«Siamo contrari agli open day di AstraZeneca perché questo vaccino potrebbe comportare più rischi che benefici». La lettera squarcia l’attenzione mediatica sui vaccini, in particolare su quello anglo-svedese che non è stato approvato negli Stati Uniti e che ha ricevuto l’interdizione anche in paesi europei come Austria e Danimarca nonostante il via libera dell’Ema sui 18enni. Nella lettera i dottori, tra i quali figurano come firmatari anche Marcello Bagnasco dell’Università di Genova e Anna Rubartelli, che è impegnata anche al San Raffaele di Milano, disapprovano «con forza il tipo di campagna intrapresa dagli organi governativi delle Regioni, perché non mette in guardia i giovani dai rischi, per bassi che siano, approfittando del loro lecito desiderio di riprender una vita “normale”». Il punto espresso dai 24 medici viene ripreso anche dal presidente dell’Ordine dei medici di Genova Alessandro Bonsignore che sottolinea come «senza una voce scientifica unica, la vaccinazione con AstraZeneca sia diventata una scelta politica che rischia di creare il panico».


I medici e gli specialisti affrontano anche le criticità del siero anglo-svedese, che «ha un punto debole assente nei vaccini a Rna: può causare una trombosi venosa che si presenta in 5-15 giorni e può avere esito fatale». In particolare, i professionisti si dicono «sconcertati» dal fatto che gli stessi operatori impiegati nelle somministrazioni «non abbiano ricevuto indicazioni per spiegare ai giovani vaccinandi i possibili rischi». La lettera è stata inviata ai gruppi di opposizione liguri che starebbero preparando una interrogazione al governatore ligure Giovanni Toti per fare chiarezza sulle discrepanze mosse dai dottori. Ma non solo: la lettera sottoscritta dai medici è stata inviata anche all’ufficio del commissario Francesco Figliuolo, che però non sembra aver dato segnali di un cambio di rotta sugli open day.

Gli ultimi due casi

La lettera dei dottori del capoluogo ligure arriva alla vigilia della pubblicazione del Quinto rapporto sui vaccini anti-Covid 19 che raccoglierà anche i dati sulle reazioni avverse legate all’AstraZeneca. Nel rapporto precedente, con riferimento al 26 aprile scorso, i casi di reazione avversa in Italia sono stati 34. Gli ultimi due quelli che hanno provocato il ricovero della 18enne a Genova e di una 42enne a Lucca. La giovane, aveva ricevuto la prima dose del vaccino anglo-svedese durante un open day il 25 maggio scorso e il 3 giugno è stata ricoverato al Pronto soccorso del nosocomio per poi essere dimessa.

Anche su questo indagano i magistrati dopo che il procuratore aggiunto a Genova Francesco Pinto ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato, per fare chiarezza sulla faccenda. La ragazza è tornata in ospedale il 5 giugno con una emiparesi ed è stata sottoposta a due interventi chirurgici, uno per la rimozione del trombo cerebrale e l’altro per ridurre la pressione cranica provocata dall’emorragia. Come lei, anche la 42enne lucchese, in rianimazione all’Ospedale Cisanello di Pisa, dove si trova a causa di un ictus avuto a distanza di pochi giorni dall’inoculazione del siero ricevuta lo scorso 26 maggio. Sul suo caso i familiari hanno presentato un esposto.

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