Nichi Vendola torna in politica: «Fine dell’esilio, riprendo parola»

Il due volte presidente della Puglia e fondatore del partito Sel, dopo la condanna in primo grado per il caso Ilva, annuncia il ritorno sulla scena pubblica tramite un post su Facebook

«Ciao a tutte e a tutti. Come forse saprete, la ragione del mio allontanamento dalla scena pubblica è legata al coinvolgimento, per me drammatico e inatteso, nell’inchiesta sull’Ilva». Esordisce così Nichi Vendola, dopo sei anni di congedo dalla vita pubblica, in un post su Facebook che è il manifesto del suo ritorno in campo. Il due volte governatore della Regione Puglia e presidente di Sinistra ecologia libertà, è stato condannato a tre anni e mezzo dalla corte d’assise di Taranto nell’ambito nel processo sulla gestione dell’ex Ilva. «Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità. Una sentenza che colpisce chi non ha mai preso un soldo dai Riva, che ha scoperchiato la fabbrica, che ha imposto leggi contro i veleni. Ho taciuto per 10 anni, difendendomi nelle aule di giustizia. Ora non starò più zitto», aveva commentato Vendola, a caldo.


Oggi, 11 giugno, il politico di Terlizzi ha ribadito: «In questi anni ho scelto di difendermi nel processo e non dal processo, rinunciando anche a reagire alla campagna politico-mediatica che si è svolta parallelamente allo stesso». E ancora: «Penso che il trasferimento dei processi dai tribunali ai talk show e la conseguente pressione mediatica nuocciano alla giustizia. Penso che la “guerra dei trent’anni” tra potere politico e potere giudiziario abbia fatto male alla nostra democrazia, diventando l’alibi che ha di fatto impedito una seria riforma della politica e della giustizia. Tuttavia io sono stato in disparte, anche perché l’unica ricchezza che ho cumulato nella mia vita è la reputazione».


Vendola ripete di essere deluso dalla sentenza della corte di Taranto, arrivata dopo 8 anni di processo. La sua condanna – i giudici gli contestano le pressioni sull’allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, affinché adottasse un atteggiamento più morbido con l’ex Ilva – potrebbe essere rivista in appello. Fino ad allora, «a differenza degli anni passati non rinuncerò a parlare delle cose che mi stanno più a cuore. Sia pure dai margini della scena, vorrei continuare a offrire un punto di vista che deriva da un’inesausta passione politica, che è passione per la vita e il vivente, passione per il mondo e per i diritti». E conclude: «Nell’attesa che la giustizia completi il suo cammino, senza mai sottrarmi al vaglio critico dell’autorità giudiziaria, riprendo la parola, tornando dall’esilio in cui avevo scelto di stare. Ci sentiamo presto, Nichi».

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