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«I ricoverati? Oggi sono quasi solo non vaccinati»: come sta cambiando l’epidemia di Coronavirus

focolaio latina terapia intensiva
focolaio latina terapia intensiva
Lo dicono i numeri e lo confermano gli esperti mentre le terapie intensive si svuotano (ieri soltanto nove ingressi). Solo due mesi fa le rianimazioni erano oltre 3.000

I ricoverati per Covid-19 oggi sono soprattutto i non vaccinati. Lo dicono i numeri e lo confermano gli esperti mentre le terapie intensive si svuotano (ieri soltanto nove ingressi) e i ricoveri ordinari sono calati di 269 unità in un giorno. Solo due mesi fa, nello scorso aprile, le rianimazioni viaggiavano al di sopra della soglia delle 3.000 unità, quella considerata la soglia-limite per decretare il lockdown in tutta Italia. Oggi in totale ce ne sono 471, 33 in meno rispetto a 24 ore fa. E persino la Lombardia, che aveva 739 ricoverati in terapia intensiva il 15 aprile, vede la luce: i posti in rianimazione occupati da pazienti positivi al Sars-CoV-2 sono sotto quota 100.

«L’età dei ricoveri per Covid si è abbassata»

Il cambio di rotta tra i degenti lo ha certificato ieri all’agenzia di stampa Ansa Francesco Dentali, direttore del Dipartimento di Medicina interna all’ospedale di Circolo di Varese: «Sono degenti di lunga data oppure persone non vaccinate. Noi pensiamo a curarli, capiscono da soli di aver commesso un errore e si pentono di non essersi protetti». Conferma tutto ma aggiungendo un caveat Roberto Fumagalli, direttore del Dipartimento di Anestesia e rianimazione dell’Ospedale Niguarda di Milano, oltre che professore all’Università Bicocca in un colloquio con il Corriere della Sera : «Si tratta per lo più di soggetti non vaccinati o che si sono infettati nella finestra tra la prima e la seconda dose di vaccino. Le persone in terapia intensiva, oggi in Lombardia, hanno in media 61-62 anni. Direi che grazie alle vaccinazioni abbiamo protetto la fascia dei grandi anziani. L’età dei ricoveri per Covid infatti si è abbassata: l’identikit si colloca tra i 55 e i 70 anni. Però le forme gravi, seppur poche, sono sempre uguali e fanno paura. Certamente noi medici siamo diventati più bravi a curarle, pur in assenza di farmaci specifici».

E ieri anche Roberto Burioni, ordinario di Microbiologia e Virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, durante un evento in diretta sulla pagina Facebook e sui canali del Gruppo San Donato ha confermato: «Vorrei dire una cosa a queste persone contro i vaccini: questa malattia non è uno scherzo. E oramai nei reparti Covid ci sono solo i non vaccinati». La risposta del professore era indirizzata a un gruppo di no-vax che si era presentato tra i commenti sul social network accusandolo di fare da spalla «a un nazismo sanitario pericoloso e assassino». La replica è stata tranchant: «Chi non si vaccina ha un’altissima probabilità di ammalarsi e chieda un po’ in giro: la malattia anche per chi guarisce non è una passeggiata. In molti casi lascia dei danni. Questa volta a rifiutare il vaccino sulla base di una superstizione – perché questo è – si rischia grosso».

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